GNGTS 2016 - Atti del 35° Convegno Nazionale

48 GNGTS 2016 S essione A matrice terremoto del 2016 (p.e., Casale X MCS o Amatrice stessa X-XI MCS), altre minori o uguali, come Accumoli (VIII-IX MCS). Tuttavia, data la scarsità delle fonti storiche relative all’evento del 1639, fondamentalmente descritto da un unico autore (Tiberi, 1639), è possibile che le conoscenze sull’evento del 1639 siano incomplete, specialmente per la parte a nord dell’area o, più genericamente, per le località appartenenti all’epoca allo Stato Pontificio. Nell’insieme, il terremoto del 1639 sembra essere un evento simile, ma meno energetico di quello del 2016, generato - con le dovute differenze di lunghezza di rottura e direttività - da un solo segmento della complessa sorgente sismo genica del 2016. Tipologie edilizie dell’area mesosismica. Nell’area mesosismica sono presenti tipologie e condizioni edilizie molto diverse. Insieme a nuclei di edilizia storica in pietra - prevalentemente arenacea a sud del Tronto e in parte calcarea a nord - solitamente non squadrata e spesso formata da ciottoli di fiume di dimensioni e pezzatura molto irregolare (Fig. 2A), con leganti scadenti e con sporadiche presenze di muratura a sacco, convivono nuclei di edifici in cemento armato, recenti o meno recenti. All’interno dei centri storici di numerose località, sono presenti gruppi di edifici in pietra in completo abbandono da decenni, alcuni parzialmente diroccati prima del terremoto. Allo stesso tempo convivono nel medesimo insediamento, a distanze molto ridotte, edifici in muratura utilizzati abitualmente e in normali condizioni di manutenzione, edifici in pietra, mattoni o blocchetti di cemento, con solai e coperture in laterocemento, insieme a ville o condomini molto recenti in cemento armato. In qualche caso si osservano edifici in muratura in cui sono visibili interventi relativamente recenti, con la sovrapposizione di una cordolatura e una copertura in CA, spesso con armature a ferri lisci, non legati tra loro e senza staffe. Come osservato anche in occasione del terremoto del 1997 in Umbria Marche e dell’Aquila 2009, questi interventi, senza un contestuale rinforzo delle strutture verticali, hanno solitamente determinato effetti devastanti sulle murature (Fig. 2B). Nei diversi centri, la distribuzione spaziale di queste tipologie edilizie è risultata molto variabile: in qualche caso gli edifici più recenti rappresentano la semplice espansione del vecchio centro abitato, spesso ne sono una diramazione continua lungo la strada di accesso, oppure sono dislocati in un’area adiacente, ma significativamente diversa. Queste situazioni così variabili hanno generalmente reso complessa la stima dell’intensità macrosismica. Stima dei danni. Come detto, il rilievo degli effetti di danneggiamento ha evidenziato situazioni molto irregolari. L’estrema variabilità delle tipologie edilizie presenti nei diversi insediamenti, la presenza di edifici in situazione di forte degrado preesistente e la frequente spiccata differenza di danneggiamento fra i centri storici e le parti di sviluppo recente (p.e., il centro storico di Amatrice, raso quasi completamente al suolo, ed il nucleo di villette in c.a. posto poche centinaia di metri a est), hanno reso particolarmente critica la valutazione degli Fig. 1 – Distribuzione delle intensità del terremoto del 7 ottobre 1639 in relazione alla faglia della Laga, alla quale il terremoto era stato riferito p.p. da Castelli et al. (2002).

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