GNGTS 2017 - 36° Convegno Nazionale

GNGTS 2017 S essione 1.1 77 LE SEQUENZE SISMICHE DEL FINALESE (LIGURIA OCCIDENTALE): UNA INTERPRETAZIONE SISMOTETTONICA E. Eva 1 , S. Solarino 1 , M.G. Malusà 2 1 INGV Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Centro Nazionale Terremoti, Genova 2 Università Bicocca, Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e del Territorio e di Scienze della Terra, Milano I caratteri generali della sismicità della Liguria sono sostanzialmente noti. La posizione degli eventi più importanti è cartografata con una accuratezza il cui livello dipende principalmente dal periodo di accadimento, quindi variabile a seconda che si tratti di dati macrosismici (Solarino, 2005) o strumentali (Courboulex et al. , 1998). In alcuni casi i vincoli forniti da studi accessori (per esempio sul maremoto associato all’evento sismico che interessò la Liguria Occidentale nel 1887, Larroque et al. , 2012) hanno contribuito sia ad una maggiore comprensione degli aspetti sismotettonici che, più in generale, alla determinazione della pericolosità sismica delle aree interessate dai fenomeni sismici, al di là di quello che il semplice dato sismologico può offrire. Tuttavia vi sono in Liguria altre zone che, pur essendo sede di terremoti di magnitudo contenuta e quindi apparentemente di minore rilevanza, meritano una certa attenzione vuoi per l’impatto che gli eventi hanno sulla popolazione, relativamente poco abituata agli scuotimenti sismici, vuoi per aspetti più prettamente scientifici, in primis le loro caratteristiche dal punto di vista sismotettonico. E’ il caso della sismicità dell’area a nord di Finale Ligure, e questo per almeno due motivi. Il primo è che in due casi negli ultimi 50 anni sono state raggiunte magnitudo superiori a 4, il secondo è che la attività ha quasi esclusivamente carattere di sequenza. In particolare in questo contributo analizzeremo i rapporti tra i due principali episodi dell’area, ovvero la sequenza del 1968 e quella del 1993. La nostra definizione di “principali” è basata sulla magnitudo massima (18 aprile e 6 settembre 1968, Ml=4.0 e 17 luglio 1993, Ml=4.5) di ogni episodio sismico ma soprattutto sul numero di eventi registrati per ogni serie (poco più di 1000 nel 1993 e circa 400 nel 1968, numero sicuramente sottostimato a causa della bassa sensibilità delle reti in quel periodo). Purtroppo per la serie di eventi che interessarono l’area dal 18 aprile del 1968 al luglio 1969 non sono disponibili molti dati strumentali: in quel periodo la rete sismica nazionale era ancora in embrione e le reti locali poco più di una ambiziosa volontà (Bossolasco et al. , 1972). Per caratterizzare questa sequenza vengono dunque utilizzate soprattutto le informazioni pubblicate in bibliografia e, solo in minor parte, alcuni dati recuperati grazie al progetto SISMOS (http://sismos.rm.ingv.it/index.php/bollettini ). La sequenza del 1993 è invece stata registrata da un discreto numero di stazioni, ed il relativo dataset si presta ad una revisione utilizzando il noto metodo HypoDD (Waldhauser and Ellsworth, 2000). Come ampiamente noto, esso si basa sull’algoritmo di localizzazione a doppia differenza (DD), che è stato sviluppato per rilocalizzare in modo ottimale gli eventi sismici in presenza di errori di misura e di incertezze nel modello di riferimento. Nel nostro caso, trattandosi di dati non recenti ed in taluni casi non riproducibili in modo da condurre una più accurata lettura di fasi, il metodo utilizzato può almeno in parte eliminare gli errori associati al dato originale. Infine sono analizzati anche i pochi eventi sismici registrati negli ultimi 30 anni (selezionati da un catalogo per il periodo 1986-2017) tra una sequenza e l’altra per determinarne le relazioni con le serie sopra citate. Secondo alcuni autori (Cattaneo et al. , 1997), infatti, almeno una terza sequenza, seppure molto modesta in termini di magnitudo e numero di eventi, ebbe luogo nel 1990. In breve, i principali risultati ottenuti analizzando la sismicità più recente (1986-2017), Fig. 1, rilocalizzata con HypoDD, mostrano la presenza di un allineamento di eventi lungo un piano esteso fino a 10 km di profondità con inclinazione di 45° nel settore più superficiale e andamento pseudo-verticale sotto i 6 km di profondità. I terremoti più energetici si situano nella parte più profonda della sezione (Fig. 2). Purtroppo grandi incertezze caratterizzano le posizioni relative

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