GNGTS 2017 - 36° Convegno Nazionale

118 GNGTS 2017 S essione 1.2 Nel corso della sequenza sono stati acquisiti dati di straordinaria qualità, tra cui innumerevoli registrazioni velocimetriche e accelerometriche da reti locali e regionali e deformazioni co- e post-sismiche osservate tramite tecniche geodetiche (GPS, Dinsar), e sono stati mappati numerosissimi effetti di superficie cosismici (es. fagliazione). Dal punto di vista geologico la prima fase della sequenza ha interessato un’area che si trova a cavallo del Thrust dei Sibillini, una delle strutture tettoniche più importanti dell’Appennino centro-settentrionale, che, insieme alle strutture estensionali pre- e post- thrusting , ha contribuito alla odierna strutturazione della catena. Successivamente la sequenza è evoluta spostandosi verso NNW, in direzione parallela alla porzione centrale del Thrust dei Sibillini. Sia la distribuzione areale degli aftershock della sequenza, sia le deformazioni cosismiche osservate in superficie cadono a ridosso della parte meridionale del Thrust dei Sibillini; questa osservazione pone la necessità di comprendere quale ruolo possa aver avuto questa importante struttura tettonica, forse la più importante ed estesa di tutto l’Appennino centro-settentrionale. Per poter comprendere tale ruolo è necessario produrre un modello sismotettonico il più possibile dettagliato ed esteso all’intero strato sismogenico. Abbiamo quindi costruito una serie di sezioni geologiche perpendicolari all’andamento delle principali strutture attive, sfruttando sia l’alta qualità dei dati geologici di superficie disponibili [carte geologiche, studi tettono-stratigrafici di dettaglio; es.: Pierantoni et al. (2013)] che i dati di sottosuolo derivanti da sismica a riflessione e stratigrafia di pozzi profondi. Con tali tecniche è però possibile ricostruire con buona approssimazione solo i primi 4/5 km della crosta fragile superiore. Per completare il quadro sismotettonico in profondità, e in particolare per inserire nel modello geologico le geometrie dei piani coinvolti nella sequenza a profondità sismogeniche, ci siamo avvalsi dell’analisi dei dati sismometrici (es. distribuzione degli aftershock, meccanismi focali) e dell’analisi delle deformazioni cosismiche derivate da osservazioni Dinsar. Estrarre geometrie di faglia dall’analisi della distribuzione degli aftershock è operazione che può dar luogo ad ambiguità, innanzi tutto perché è sempre difficile separare la sismicità collegata con le rotture principali da quelle generata da strutture certamente secondarie. In secondo luogo, la qualità delle localizzazioni ipocentrali - e di conseguenza la pendenza apparente delle strutture che essi evidenziano - dipende fortemente sia dagli algoritmi usati per il calcolo ipocentrale, sia dai modelli di velocità selezionati, oltre che da altri fattori legati alla geometria della rete, ad eventuali temporanei malfunzionamenti ecc. Per limitare le incertezze nella ricostruzione delle strutture tettoniche che hanno dato luogo alla sequenza basata sulla distribuzione degli aftershocks abbiamo scelto di dare un peso maggiore alle geometrie ottenute mediante inversione dei dati interferometrici. Il modello della sorgente sismica dell’evento principale (Mw6.5) è stato ricostruito con una inversione dei dati Sentinel-1 SAR, senza imporre alcun vincolo sui parametri principali (geometria, posizione ed estensione) e con una caratterizzazione bidimensionale, ovvero per sezioni perpendicolari alla struttura. Nel passo successivo abbiamo introdotto la terza dimensione, ponendo come vincolo alla modellazione il valore degli strike derivanti dai meccanismi focali degli eventi maggiori. Infine abbiamo imposto come informazione a priori nello schema del problema inverso che il fit dei dati utilizzi un numero di piani di faglia equivalente al numero degli eventi maggiori . I risultati delle analisi suggeriscono che le rotture sismogeniche principali siano avvenute su piani a geometria piuttosto diversa. Se per l’evento del 24 agosto gli studi svolti in precedenza suggeriscono che l’inclinazione dei due piani possa essere di circa 45°-50° per la faglia meridionale e di 35°-40° per quella settentrionale (es. Bonini et al. , 2016), per gli eventi più energetici successivi, ed in particolare l’evento di M w 6.5 di Norcia, le modellazioni suggeriscono che le rotture sismogeniche siano avvenute lungo superfici pendenti 35°-40° verso WSW. Confrontando questi risultati con lo schema geologico ricostruito indipendentemente per la scossa del 24 agosto si ottiene un quadro sismotettonico complessivo così riassumibile: • �� ��������� � ����� �������� �� ������ �� ������������ �� ������� ����������� ����� ���� il terremoto è stato generato da faglia ad inclinazione di 45°-50° localizzata nella zona compresa tra Amatrice e Arquata del Tronto;

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