GNGTS 2017 - 36° Convegno Nazionale

128 GNGTS 2017 S essione 1.2 terremoti che si sono succeduti e vista la velocità dei processi tettonici in atto. La stessa complessa evoluzione geodinamica di questa porzione del Mediterraneo vede la sovrapposizione di diversi processi altamente energetici che vanno dalla convergenza fra Africa e Eurasia, alla subduzione prossima a concludersi della vecchia crosta oceanica della Tetide, al collasso gravitazionale del forearc calabro (Fig. 1). Secondo un recente riesame condotto da Tiberti et al. (2017), i cinque più forti terremoti della sequenza del febbraio 1783, insieme alle scosse catastrofiche dell’8 settembre 1905 e 28 dicembre 1908, hanno interessato la crosta superiore lungo l’intera estensione della porzione meridionale dell’Arco Calabro, ovvero del settore compreso tra la Stretta di Catanzaro e la Linea Tindari-Alfeo (Fig. 2). Questa è anche l’unica porzione dell’Arco in cui il sottostante slab ionico in subduzione mostra una sostanziale continuità laterale. Le scosse del 1783 avrebbero interessato in sequenza la parte centrale dell’Arco Calabro meridionale, mentre le scosse del 1905 e 1908 ne avrebbero interessato le porzioni estreme. Da un lato questo pattern suggerisce che in questo settore dell’Arco, o almeno lungo la sua spalla tirrenica (occidentale), l’intera crosta superiore si è rotta in un tempo decisamente breve - 125 anni, rispetto al presumibile tempo di ricorrenza di ciascuna delle faglie coinvolte, certamente dell’ordine del millennio - come se si fosse trattato di una “frustata”. Se confermata questa circostanza da sola potrebbe rendere ragione di molte delle particolarità e anomalie che si osservano nella regione. Dall’altro lato va osservato che i terremoti calabresi mostrano una spiccata propensione per il clustering . Ma se questo è effettivamente un carattere stabile e dominante della sismicità calabrese, è legittimo considerare la sismicità di pochi secoli come realmente rappresentativa del suo andamento di lungo termine? Questo ha evidenti implicazioni per il corretto calcolo degli strain rates sismologici. La principale delle anomalie che caratterizzano oggi la porzione meridionale dell’Arco Calabro è la forte discrepanza tra l’evidenza geologica e sismologico-storica da un lato e l’andamento del campo di velocità desumibile dalle stazioni GPS della zona, purtroppo non molto numerose. Infatti, se analizzando i dati disponibili è possibile sostenere che geologia e sismicità siano in sostanziale accordo nel riconoscere alla Calabria un elevato tasso di deformazione, dunque anche una elevata pericolosità sismica, a questo scenario si contrappone in modo deciso l’andamento della deformazione istantanea documentata dai dati geodetici: le misure GPS attualmente disponibili infatti mostrano fra la costa ionica e quella tirrenica tassi di deformazione molto bassi, prossimi alla soglia di errore delle misure stesse. Questa situazione differenzia nettamente la Calabria dagli Appennini, dove le misure GPS indicano coerentemente tassi di estensione di circa 2-3 mm/yr fra la costa tirrenica e quella adriatica. Va ricordato che nel passato la combinazione della limitata velocità di migrazione verso l’avanfossa ionica con l’assenza di evidenza strumentale di terremoti per faglia inversa ha Fig. 2 - Sintesi dei forti terremoti che hanno interessato l’Arco Calabro meridionale negli ultimi tre secoli. Gli eventi principali si allineano lungo la spalla tirrenica (occidentale) dell’arco, suggerendo che tutto il settore compreso tra la Stretta di Catanzaro e la Linea Tindari-Alfeo abbia rilasciato il suo evento più forte nel breve arco di 125 anni (da Tiberti et al ., 2017).

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