GNGTS 2017 - 36° Convegno Nazionale

146 GNGTS 2017 S essione 1.2 References De Guidi G., Vecchio A., Brighenti F., Caputo R., Carnemolla F., Di Pietro A., Lupo M., Maggini M., Marchese S., Messina D., Monaco C.,Naso S. (2017); Co-seismic displacement on October 26 and 30, 2016 (Mw 5.9 and 6.5) -earthquakes in central Italy from the analysis of a local GNSS network. Natural Hazards and Earth System Sciences (NHESS) in stamp EMERGEO W.G. (2016). Coseismic effects of the 2016 Amatrice seismic sequence: first geological results. Ann. Geophysics, 59, fast track 5, 2016; doi: 10.4401/ag-7195 Mantovani E., Viti M., Babbucci D., Cenni N., Tamburelli C., Vannucchi A., Falciani F., Fianchisti G., Baglione M., D’Intinosante V. and Fabbroni P. (2011). Sismotettonica dell’Appennino Settentrionale. Implicazioni per la pericolosità sismica della Toscana. Regione Toscana, Centro stampa Giunta Regione Toscana, Firenze, pagg. 88 (http://www.rete.toscana.it/sett/pta/sismica/index.shtml) . Wilkinson M. W., Ken J. W. McCaffrey, Richard R. Jones, Gerald P. Roberts, Robert E. Holdsworth, Laura C. Gregory, Richard J. Walters, Luke Wedmore, Huw Goodall & Francesco Iezzi. (2017) Near-field fault slip of the 2016 Vettore Mw 6.6 earthquake (Central Italy) measured using low-cost GNSS. Scientific Reports 7, Article number: 4612 2017. doi:10.1038/s41598-017-04917-w Pierantoni P., Deiana G. and Galdenzi S. (2013). Stratigraphic and structural features of the Sibillini mountain (Umbria-Marche- Appennines, Italy). Ital. J. Geosci. (Boll. Soc. Geol. It.) Vol.132 No.3, pp. 497-520. Steacy S., Gomberg J. and Cocco M. (2005). Introduction to special section: Stress transfer, earthquake triggering, and time-dependent seismic hazard. J. Geophys. Res. 110, B05S01. Stein R.S. (1999).The role of stress transfer in earthquake occurrence. Nature 402, 605–609. Processi responsabili dell’evoluzione delle zone di faglia nei periodi cosismici e intersismici: l’esempio dell’Appennino centrale D. Di Naccio 1 , V. Kastelic 1 , M.M.C. Carafa 1 , C. Esposito 2 1 Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia - INGV, L’Aquila 2 Università Sapienza, Roma L’osservazione della evoluzione del paesaggio offre importanti informazioni sulla deformazione della crosta terrestre ad opera dei processi tettonici, nonché sulla geometria e sui ratei di attività delle faglie che guidano tale deformazione. Gli studi geologico-strutturali finalizzati alla caratterizzazione e parametrizzazione delle faglie attive mediante dati di superficie e di sottosuolo devono, però, tener conto anche degli effetti che altri processi non tettonici possono avere sull’evoluzione del paesaggio. Per ottenere informazioni relative all’attività delle faglie - e quindi alla definizione del loro eventuale potenziale sismogenetico - e al relativo impatto sulla morfologia è quindi importante riconoscere ed eliminare le componenti di deformazione non tettonica. In altre parole, è fondamentale evitare di interpretare come evidenza di un potenziale sismogenetico latente deformazioni della superficie che hanno origine da processi non tettonici. Un elementomorfotettonico caratteristico di molte zone di faglia estensionali dell’Appennino centrale è il cosiddetto “nastrino di faglia”, una scarpata tettonica da planare a curvilinea alta da qualche metro fino a 10 metri e composta da rocce carbonatiche spesso esposte a diversi gradi di erosione biochimica e meccanica. Queste strutture si osservano lungo i versanti montuosi a diverse quote rispetto al rilievo locale e la loro estensione laterale è strettamente legata a quella dei versanti stessi. Il paesaggio è quindi dominato da rilievi e bacini intramontani di origine prevalentemente tettonica a cui si associano morfologie di origine fluvio-glaciale e carsica. Nel blocco di letto della faglia sono presenti depositi colluvio-eluviali con coperture di suolo ricco in materia organica e ampiamente vegetato. I nastrini di faglia sono spesso interpretati come la diretta prosecuzione in superficie delle faglie sismogeniche profonde, mentre la loro altezza viene interpretata come evidenza diretta di fagliazione primaria attiva. Sotto questa assunzione

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