GNGTS 2017 - 36° Convegno Nazionale

GNGTS 2017 L ectiones M agistrales XXIII CRIO-GEOFISICA A. Godio Dipartmento di Ingegneria Ambientale, del Territorio e delle Infrastrutture (DIATI), Politecnico di Torino Introduzione. In ambito glaciologico, la pericolosità è spesso associabile ai fenomeni, anche recenti, di rapida deglaciazione delle aree glaciali con conseguenti fenomeni di repentini crolli di ghiaccio e roccia oppure a rilasci di volumi di acque trattenuti all’interno dei ghiacciaio (laghi endoglaciali). Molti di tali fenomeni sono legati ad alternanze di periodi di accumulo di neve e formazione di ghiaccio (periodi freddi) e periodi caldi, ai quali si associano fenomeni di fusione, infiltrazione di volumi di acqua all’interno di cavità, formazione di condotti e cavità endoglaciali. Tali fenomeni possono essere monitorati con approcci diversi, tra i quali i metodi geofisici; essi consentono di analizzare alcune peculiarità delle strutture endoglaciali o valutare spessori di neve e ghiaccio oppure definire le proprietà meccaniche del ghiaccio o del manto nevoso. In un contesto di profondi mutamenti della criosfera delle Alpi, congiuntamente con la caratterizzazione geotecnica dei materiali che compongono la criosfera (e.g. Ferrero et al ., 2014), la geofisica applicata si rivela di particolare efficacia al fine di individuare elementi di rischio in ambiente alpino. Si illustrano i diversi approcci di geofisica applicata utilizzati nel valutare le condizioni di pericolosità in ambito glaciologico e nivologico, limitando la presentazione alle problematiche connesse con gli apparati glaciali e con il manto nevoso in ambiente alpino (Carturan et al., 2013; Forte et al., 2015). Per brevità non certo per importanza, si tralascia, in questa sede, la discussione relativa ai pericoli connessi con crolli di roccia e detrito, a seguito degli effetti di variazioni climatiche. Pericolosità correlata al ritiro dei ghiacciai. Una delle conseguenze più ovvie del cambiamento climatico nei siti alpini è il diffuso ritiro e la disintegrazione dei ghiacciai (Zemp et al. , 2007; Diolaiuti et al. , 2011). Le conseguenze per i rischi naturali in seguito a variazioni sempre più rapide dei ghiacciai sono molteplici e comprendono la formazione di laghi marginali, accumuli di volumi di acqua endoglaciale, valanghe di ghiaccio emovimenti di massa provenienti dal de-tensionamento delle pareti e del substrato precedentemente glacializzati. La rapida formazione e la crescita di laghi proglaciali negli ultimi anni è un fenomeno globale ampiamente osservato in gran parte delle Alpi svizzere e italiane (Künzler et al. , 2010). Alcuni dei laghi sono diventati importanti attrazioni turistiche, ma esiste una preoccupazione notevole per i rischi in caso di repentina esplosione di un lago che potrebbe essere innescato da valanghe di ghiaccio o rocce. Lo scenario plausibile prevede che, in un prossimo futuro, i fenomeni di deglaciazione e il ritiro dei ghiacciai possano determinare la formazione di molteplici laghi marginali e un intensificarsi di fenomeni di inondazioni e di scoppio di laghi endoglaciali (Frey et al. , 2010). I repentini svuotamenti di laghi glaciali hanno provocato e continuano a determinare ingenti danni materiali e perdite di vite umane; esempi storici quali quello della Tete Rousse (1892) e più recenti in Nepal e India ne sono testimonianza diretta. Tali fenomeni sulle Alpi hanno in genere dimensioni più ridotte; i laghi di natura glaciale sulle Alpi sono generalmente più piccoli che in Nepal anche se le infrastrutture e gli insediamenti si trovano molto più vicini alla zona di pericolo. Di conseguenza, anche piccoli laghi glaciali possono causare notevoli danni (Haeberli, 1983). Tutto questo avviene in una delle catene montuose più popolate del mondo, dove si assiste ad un costante avanzamento delle infrastrutture e degli insediamenti in alte zone alpine. Nelle Alpi svizzere, fin dall’inizio della “Little Ice Age”, si sono osservate oltre 100 inondazioni insolite (non periodiche), coinvolgendo meno di 40 ghiacciai, ossia circa il 2-3% di tutti i ghiacciai svizzeri. Gli eventi si concentrano nelle valli meridionali del Canton Vallese e si verificano più frequentemente nei mesi di giugno, luglio e agosto, a seguito della fusione della copertura nivale (Haeberli, 1983; www.glacier-hazards.ch ). I maggiori fenomeni di pericolosità sono tipici dei ghiacciai temperati dove sono più intensi i fenomeni di fusione nivale e di parte del ghiaccio, con conseguente formazione di

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