GNGTS 2017 - 36° Convegno Nazionale

XXIV GNGTS 2017 L ectiones M agistrales reticolo superficiale e interno di percorsi idrici. L’acqua di fusione derivante dal ghiacciaio si infiltra all’interno attraverso condotti verticali e lungo reticolo sotterraneo sub-orizzontale, che, scorrendo al di sotto del ghiacciaio stesso, al contatto con il substrato roccioso, provoca fenomeni di sotto-escavazione glaciale capaci di formare vere e proprie cavità endoglaciali. Le cavità si riempiono progressivamente della stessa acqua di fusione che le ha create. Il collasso culmina con il crollo della volta della cavità e, in funzione delle dinamiche della rete drenante endoglaciale, può rapidamente esaurirsi con la fusione del ghiaccio crollato, lasciando solamente una cicatrice nel ghiacciaio. Infine la concentrazione di ingenti volumi in cavità di notevoli dimensioni determina il rischio di sovrappressioni e/o di rottura dei margini glaciali. Il monitoraggio geofisico. La geofisica applicata assume un ampio e diversificato ruolo per la caratterizzazione delle geometria, l’individuazione di potenziali strutture o volumi pericolosi, la stima dei parametri meccanici delle masse glaciali o dei depositi morenici. In particolare, l’integrazione di indagini georadar e sismiche consente valutazioni di dettaglio circa la geometria e la densità della neve e del ghiaccio, o degli apparati morenici. Esempi di applicazione integrata di metodi geofisici, sismici ed elettromagnetici, per caratterizzare le proprietà meccaniche dei materiali che compongono la criosfera e per individuare e monitorare i principali elementi endoglaciali sono ampiamente riportati in letteratura (e.g. Arcone, 1996; Arcone et al., 1998; Godio and Rege, 2015). I metodi radar e/o sismici vengono adottati per la caratterizzazione della morfologia del substrato roccioso, e per verificare la presenza e la natura dei condotti e delle cavità, che costituiscono il reticolo idrologico interno. La presenza di acqua in cavità interne a ghiacciai temperati è stata individuate in diversi contesti attraverso misure georadar (Murray et al., 2000). Tali studi non hanno una valenza puramente speculativa ma concorrono alla valutazione della pericolosità legata ad esempio ad accumuli di acqua endoglaciale. A titolo di esempio si riporta lo studio geofisico del ghiacciaio della Tete Rousse (Monte Bianco), dove l’integrazione di indagini georadar e misure di risonanza magnetica nucleare (NMR) (Legchenko et al., 2014) ha permesso di individuare una cavità di circa 50.000 m 3 di acqua, fondamentale per definire un intervento di messa in sicurezza del ghiacciaio con operazioni di perforazione e drenaggio (Vincent et al., 2010). Anche in Italia, lo studio preventivo e il monitoraggio delle strutture glaciali viene intensificato al fine di individuare la presenza di strutture endoglaciali e stimare i volumi di acqua accumulata all’interno delle cavità. L’obiettivo è quello di analizzare il pericolo associato a fenomeni di rapido svuotamento di laghi o di volumi di acqua trattenuta all’interno di strutture glaciali (Mercalli et al., 2002a) o a margine di morene. A titolo di esempio si ricorda come nel massiccio del Monte Rosa, alla fronte del ghiacciaio delle Locce si sviluppa l’omonimo lago proglaciale, noto per gli improvvisi svuotamenti, che negli anni settanta misero a repentaglio la sicurezza dell’abitato sottostante (Macugnaga) (Mercalli et al., 2002b). In tale contesto una serie di indagini georadar ha permesso di individuare definire gli spessori di ghiaccio nella zona a monte del lago (Tamburini et al., 2008). In parallelo alle metodologie sismiche e georadar, la sismologia applicata alla glaciologia si sta affermando come una disciplina giovane ma in rapida evoluzione. Con l’avvento di strumentazione sismica di ultima generazione, più economica e portatile, è ora possibile installare sensori in prossimità dei ghiacciaio. Lo spettro sismico compreso tra centinaia di secondi e centinaia di Hertz fornisce importanti indicazioni relativamente a vari processi dinamici del ghiaccio, difficili o impossibili da studiare con tecniche convenzionali (Podolskiy e Walter, 2016). Esempi significativi di sismicità indotta dall’attività dei ghiacciai si riferiscono alla formazione ed all’estensione di crepacci superficiali (Colgan et al. , 2016). Mentre gli eventi di scorrimento di ghiaccio sembrano essere una caratteristica importante della dinamica glaciale in Antartide, con conseguente rilevante sismicità indotta, non è chiaro come questo tipo di sismicità sia diffuso nelle regioni alpine. Molti studi riportano una mancanza di sismicità rilevabile sotto i ghiacciai alpini nell’emisfero nord (Moore et al. , 2013; Pomeroy et

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