GNGTS 2017 - 36° Convegno Nazionale

234 GNGTS 2017 S essione 2.1 come faglie che possono determinare una deformazione in superficie o in prossimità di essa. Questo database raccoglie quindi prevalentemente informazioni su faglie superficiali ed è uno strumento utilizzabile per le analisi di pericolosità ambientale e sismica, per la pianificazione territoriale e per la pianificazione degli interventi durante le emergenze di protezione civile. Può essere inoltre di supporto alla ricerca per la comprensione dell’evoluzione recente del paesaggio alla mesoscala. I contenuti e gli scopi del database sono descritti in una pagina web dedicata: http://sgi.isprambiente.it/ geoportal/catalog/content/project/ithaca.page. Così come sono stati progettati e costruiti nell’arco di oltre 15 anni, i due database raccolgono quindi informazioni tettoniche e strutturali largamente complementari, utilizzabili principalmente per la definizione della pericolosità da scuotimento (DISS) e da fagliazione superficiale (ITHACA). Concettualmente, DISS contiene le strutture primarie profonde, quelle cioè che prendono in carico la maggior parte della deformazione tettonica causando i terremoti principali e il relativo scuotimento. Il database ITHACAmappa invece in 2D tutte quelle faglie – primarie e secondarie riattivate con diversi meccanismi - che tagliano la superficie, e in alcuni casi riporta anche faglie sepolte ritenute capaci di produrre deformazione del suolo. Le faglie contenute in questo database potrebbero quindi rappresentare concettualmente l’espressione superficiale diretta o indiretta dell’attività delle sorgenti profonde, sia come risposta diretta alla dislocazione sul piano di faglia principale profondo, sia come conseguenza indiretta della deformazione cosismica della superficie terrestre. Avendo chiara la distinzione dei contenuti e delle finalità scientifiche dei due database, per interoperabilità si deve intendere in ambito informatico la capacità di scambiare informazioni e/o fornire servizi tra due o più sistemi informativi non completamente omogenei né privi di errori, garantendo affidabilità e ottimizzazione delle risorse. Per realizzare l’interoperabilità tra due sistemi informativi è necessario che essi siano in grado di scambiarsi i dati in un formato noto da entrambe le parti (interoperabilità sintattica), il che richiede che vengano prima definiti protocolli di comunicazione e formato dei dati, e di saper di interpretare in modo accurato le informazioni scambiate (interoperabilità semantica). A tal fine, i sistemi devono condividere un vocabolario comune in modo che le informazioni inviate abbiano lo stesso valore in entrambi (definizione di un “data dictionary” comune). Per portare a compimento l’obiettivo del progetto abbiamo seguito tre filoni principali di attività: 1) aggiornamento dei contenuti del database ITHACA; 2) sviluppo dei servizi web per il database DISS; e 3) elaborazione dei possibili approcci da utilizzare per selezionare le faglie capaci che possano essere collegate dal punto di vista strutturale, cinematico o dinamico con le sorgenti sismogenetiche. Per giungere alla interoperabilità tra i due database siamo partiti dalla considerazione che uno degli aspetti critici fosse rappresentato dall’aggiornamento dei contenuti del database ITHACA in alcune aree critiche dal punto di vista del contenuto dei dati. Le aree scelte sono state: Sardegna, Liguria, Piemonte e Val d’Aosta. In questi settori ITHACA presenta pochi o nessun elemento capaci, per cause che possono essere ricondotte ai bassi tassi di deformazion e tettonica e conseguentemente alla scarsità di lavori scientifici pubblicati sulla tettonica attiva locale. Le informazioni relative agli elementi capaci da inserire nel database sono stati derivati essenzialmente dall’analisi critica della documentazione tecnico-scientifica disponibile e da studi di terreno dedicati. I dati utilizzati includono anche linee sismiche e altri dati geologici di sottosuolo, usati dove gli elementi tettonici indagati sono risultati ciechi (la capacità in questo caso è data dal potenziale di deformare la superficie terrestre). Nel complesso sono stati mappati oltre 600 elementi, la maggior parte dei quali desunti dalla Carta Neotettonica d’Italia alla scala 1:500.000, integrati con i dati geologici provenienti dalla cartografia geologica aggiornata disponibile (Fogli CARG e cartografia regionale) e con l’analisi morfostrutturale condotta basata sull’utilizzo dei DTM e delle immagini satellitari reperite. Ogni elemento è stato inserito in un database in ambiente GIS contenente le informazioni geologiche ed i riferimenti bibliografici. Attualmente l’inserimento dei dati nel database è in fase di completamento.

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