GNGTS 2017 - 36° Convegno Nazionale

GNGTS 2017 S essione 2.1 235 Il Task C prevedeva che il database DISS venisse pubblicato sul web attraverso i servizi standard definiti dall’Open Geospatial Consortium (OGC). Le attività previste sono state razionalizzate in base ad un criterio di efficienza basato sulla realizzazione di una serie di obiettivi a breve, medio e lungo termine. A conclusione delle attività, i dati tabellari e cartografici del DISS sono stati resi disponibili sul web attraverso i protocolli Web Map Service (WMS) e Web Feature Service (WFS). Si è ritenuto necessario, al contempo, pubblicare tutte le informazioni che rendessero i dati del DISS effettivamente identificabili sul web permettendone la localizzazione, la caratterizzazione, l’interrogazione, definendo dei criteri necessari all’interoperabilità semantica in rete. A tale scopo sono state compilate delle schede di metadati secondo i criteri stabiliti dalla direttiva INSPIRE. Tali metadati sono pubblicati essi stessi attraverso un protocollo standard appositamente definito dall’OGC: il Catalogue Service for the Web (CSW). I link ai web services del database DISS (a) e il catalogo dei metadata del database (b) sono disponibili ai seguenti indirizzi: a) http://www.seismofaults.eu/index.php/services/16-diss-services; b) http://services.seismofaults.eu/geonetwork/srv/ita/catalog.search - /home. La terza attività ha cercato di rispondere al quesito fondamentale per sviluppare l’interoperabilità tra i due database: “ In una data area, quale faglia capace contenuta nel database ITHACA è collegabile alla specifica sorgente sismogenetica del database DISS presente nel volume crostale considerato? ” Tenendo conto che le relazioni tra faglie attive e capaci mappate in superficie e le sorgenti sismogenetiche profonde possono essere di tipo strutturale, cinematicoedinamico, gli approcci utilizzabili sono: 1) l’usodi regressioni empiriche che relazionano l’entità del rigetto cosismico o la probabilità di fagliazione superficiale con la distanza dalla presunta zona di emersione della sorgente sismogenetica; queste relazioni sono basate sull’osservazione degli effetti di terremoti recenti e sono diverse a seconda del tipo di cinematica della rottura principale (es.: Petersen et al. , 2011; Takao et al. , 2013; Youngs et al. , 2003); 2) l’analisi morfometrica del campo di deformazione atteso o misurato, per identificare le aree soggette al massimo momento prodotto dalla deformazione cosismica della parte superiore della crosta (es.: Gürpinar et al. , 2017; Livio et al. , 2017); 3) l’analisi del trasferimento dello sforzo statico ( stress di Coulomb) per quantificare i cambiamenti di stress transienti indotti su faglie adiacenti alla sorgente sismogenetica attivata (es.: Falcucci et al. , 2011; Gürpinar et al. , 2017); 4) l’analisi della slip tendency e della dilation tendency per conoscere il potenziale di riattivabilità delle diverse faglie, una volta noti il campo di sforzi e i parametri geomeccanici delle faglie e del volume di roccia interessato; e 5) l’utilizzo di modelli analogici in grado di riprodurre l’assetto strutturale locale e predire l’evoluzione del piano di faglia principale e lo sviluppo di strutture secondarie associate alla deformazione superficiale (es. Bonini et al. , 2015; 2016). Dei cinque possibili approcci descritti, il primo o una combinazione ragionata dei primi due appaiono come quelli più promettenti per facilità di applicazione e considerando che essi non discriminano tra i diversi possibili meccanismi di fagliazione. Le faglie capaci associabili ad una struttura principale (Sorgente Sismogenetica, SS) e riattivabili durante un terremoto, sono classificabili in base alle relazioni strutturali che posseggono con la SS ed al meccanismo che produce la riattivazione. Esse possono essere: 1) primarie, se rappresentano la diretta emersione del piano di faglia profondo (SS); 2) secondarie, se sono delle faglie strutturalmente collegate alla SS, come degli splay sintetici o antitetici, ma non ne rappresentano la diretta espressione superficiale; 3) faglie da bending moment , se localizzate in corrispondenza delle aree a maggiore gradiente di deformazione cosismica superficiale; e 4) rotture simpatetiche, nel caso di faglie non connesse alla SS, il cui movimento è innescato dal trasferimento di sforzo statico cosismico o dal campo di sforzo transiente associato al passaggio delle onde sismiche.

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