GNGTS 2017 - 36° Convegno Nazionale

GNGTS 2017 L ectiones M agistrales XXV al. , 2013). Anche se presente, la sismicità basale sotto i ghiacciai alpini non può essere correlata allo scivolamento, bensì all’apertura e alla chiusura delle fratture di trazione nelle zone basali del ghiacciaio. La ragione di questa differenza è una questione aperta; una possibile spiegazione in termini di attività subglaciale è correlata alla bassa viscosità del ghiaccio temperato che porta ad una maggiore dissipazione viscosa dello stress accumulato. Inoltre si ha una oggettiva difficoltà nel rilevare i segnali basali in ghiacciai temperati a causa del basso rapporto segnale- rumore; pertanto la possibilità di rilevare lo scorrimento basale di taglio è meno probabile rispetto ai ghiacciai “freddi”. Analisi di fenomeni valanghivi. Nel contesto nivologico, l’approccio geofisico con metodi sismici ed elettromagnetici è spesso funzionale alla caratterizzazione e monitoraggio delle proprietà meccaniche e/o al contenuto di acqua libera all’interno del manto nevoso. La valutazione di tali parametri permette di stimare il pericolo e l’imminenza di un distacco valanghivo di tipo snow-gliding. Sensori di tipo elettromagnetico e monitoraggio con dispositivi georadar in modalità up-looking costituiscono un approccio consolidato per il monitoraggio di tali fenomeni (Heilig et al., 2009; Heilig et al., 2010). Gli studi più recenti hanno dimostrato come le variazioni repentine della densità e dell’umidità del manto nevoso costituiscano un possibile indicatore e al tempo stesso elementi di triggering di fenomeni valanghivi (Jones, 2004); l’integrazione di dispositivi a basso costo [ad esempio i sensori tipo WCR, water content reflectometer: Stein et al. (1997)] e georadar rappresenta una valida soluzione tecnologica per il monitoraggio stagionale dell’evoluzione di tali parametri (Godio et al., 2015). Nel contempo si sviluppano metodi sempre più affidabili per analizzare i profili verticali di velocità del manto nevoso sia stagionale e sia di accumulo al disopra di apparati glaciali (Forte et al. , 2013, 2014); in questo secondo caso si cerca di valutare le modalità di stratificazione della neve stagionale al di sopra degli strati di neve più vecchia, che si sta trasformando in firn e successivamente in ghiaccio (Godio, 2016). In parallelo, gli studi relativi allo sviluppo di relazioni costitutive tra i dati geofisici e le proprietà fisiche della neve e del ghiaccio (Sihvola et al., 1985) permettono di ricavare correlazioni sempre più accurate dei parametri idrologici e meccanici del manto nevoso al fine di spazializzare alle diverse scale, versante e bacino, i dati georadar (Previati et al., 2012). Conclusioni. Si è inteso illustrare lo stato dell’arte in merito alle possibili applicazioni di metodi geofisici per la caratterizzazioni di neve e di apparati glaciali in ambiente alpino, con particolare enfasi dato allo sviluppo di metodologie integrate per la caratterizzazione della pericolosità, associata all’ambiente in alta quota. Gli sviluppi più recenti sono finalizzati alla caratterizzazione delle discontinuità e delle cavità interne agli apparati glaciali, alle quali sono potenzialmente associabili fenomeni di repentini crolli e potenziali svuotamenti di acqua. In modo altrettanto sistematico si stanno sviluppandometodologie integrate per la caratterizzazione e il monitoraggio delle proprietà fisiche del manto nevoso (sia neve stagionale, sia in bacini di accumulo di apparati glaciali); tali studi sono di rilevante impatto per la definizione e il monitoraggio dei fenomeni valanghivi . Ringraziamenti Si ringrazia il prezioso lavoro di acquisizione e elaborazione dati di Diego Franco (Politecnico di Torino), la collaborazione di Cesare Comina (Università di Torino) e la disponibilità di Fondazione Montagna sicura, Entreves (AO). Bibliografia Arcone S.A.; 1996: High resolution of glacial ice stratigraphy: a ground-penetrating radar study of Pegasus Runway, McMurdo Station, Antartica . Geophysics, 61 (6), 1653-1663. Arcone S.A., Lawson D.E., Delaney A.J.; 1995: Short-pulse radar wavelet recovery and resolution of dielectric contracts within englacial and basal ice of Matanuska Glacier, Alaska, USA . Journal of Glaciology, 41 , 68-86. Carturan L. et al. ; 2013: Decay of a long-term monitored glacier, The Careser glacier (Ortles-Cevedale, European Alps), The Cryosphere, Copernicus, 7 , doi: 10.5194/tc-7-1819-2013 Colgan, W. , Rajaram H. , Abdalati W. , McCutchan C. , Mottram R. , Moussavi M. S. , Grigsby S.; 2016: Glacier crevasses: Observations, models, and mass balance implications, Rev. Geophys. , 54 , 119 – 161 , doi: 10.1002/2015RG000504 .

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