GNGTS 2017 - 36° Convegno Nazionale

e nuove ipotesi su sorgenti ancora non identificate, attraverso sia la visione complessiva dell’intero contenuto della banca-dati sia analisi dell’evoluzione recente del paesaggio alla scala delle strutture sismogenetiche stesse. Tra il 2000 e il 2001 sono state così pubblicate tre banche-dati con le caratteristiche descritte: • ������� ��� ���������� ������� �� �� ���� ����������� ��� �������� � �������������� ITHACA, una banca-dati gestita da un GIS, accessibile via Internet e specificamente dedicata alle cosidette “faglie capaci” (Michetti et al. , 2000); • ������ ����� ���������� ����� ������ ������ �� ������� �������� ��������� �� ������������ ��� “Stato delle conoscenze sulle faglie attive in Italia: elementi geologici di superficie”, una banca-dati curata dal GNDT-CNR (Galadini et al. , 2000); • ����� �� ������� ��� ����������� ����� ��� �������� ������ ��� �� ���� � �� ���� � �������� DISS, un sistema GIS accessibile anche via Internet ideato tra il 1997 e il 2000 e dedicato specificamente a sorgenti sismogenetiche capaci di generare terremoti di M>5.5. (Valensise e Pantosti, versione 2.0, 2001; Basili et al. , versione 3.0, 2008; DISS Working Group, versioni varie pubblicate tra il 2005 e il 2015). La banca-dati del GNDT-CNR non è stata aggiornata successivamente, anche perché nel 2000 lo stesso GNDT è stato assorbito dal nascente INGV; parte dei dati e dell’ expertise in essa contenuti sono confluiti nel DISS, oggi giunto alla versione 3.2.0 (DISS Working Group, 2015; http://diss.rm.ingv.it/diss/) . A sua volta ITHACA ha recentemente ripreso ad essere aggiornata dopo una stasi di qualche anno, e da due anni il Dipartimento della Protezione Civile sta finanziando un progetto pluriennale di armonizzazione del suo contenuto informativo con quello del DISS, nella consapevolezza che le due banche-dati sono pienamente complementari pur descrivendo processi che avvengono a scale spaziali e cronologiche diverse. DISS, che da anni è “gemellato” con analoghe banche dati del Giappone, della Nuova Zelanda e degli Stati Uniti (si veda ad esempio Haller e Basili, 2011), ha assunto una dimensione europea nel quadro del progetto EC denominato “SHARE”, iniziato nel 2009. Il recente European Seismic Hazard Model (ESHM13) è stato il primo modello di pericolosità sismica europeo a includere in maniera esplicita e sistematica le osservazioni relative alla distribuzione e al potenziale sismogenetico delle principali faglie responsabili della sismicità delle aree più attive del continente. L’esperienza ha richiesto uno sforzo non trascurabile per elaborare un nuovo paradigma, basato sull’esperienza DISS e condiviso da tutti i paesi europei, su come condurre la ricerca nel campo della sismotettonica e della identificazione delle faglie attive. Il risultato ultimo di questo impegno a scala continentale è lo European Database of Seismogenic Faults (EDSF: http://diss.rm.ingv.it/share-edsf/) , in buona misura modellato sulla base dell’esperienza DISS e pubblicato per la prima volta nel 2013 (Basili et al ., 2013). Il Database è stato gestito e viene attualmente mantenuto dall’INGV nel quadro dell’iniziativa europea EPOS; è entrato a far parte della rete EFEHR (European Facilities for Earthquake Hazard and Risk: http://www.efehr. org/) ed è oggi in procinto di essere sottoposto a una opportuna fase di revisione e arricchimento nell’ambito del progetto comunitario denominato “SERA”. A sua volta la recente iniziativa MPS16, attraverso la quale la comunità scientifica nazionale ha avviato l’aggiornamento del modello di pericolosità sismica MPS04 a dodici anni dalla sua pubblicazione, sta riproponendo di utilizzare estensivamente le conoscenze già esistenti sulle faglie sismogenetiche italiane per vincolare meglio la distribuzione della pericolosità e i ratei di occorrenza dei terremoti attesi. Dopo un percorso durato almeno tre decenni e punteggiato da successi inaspettati, prevedibili delusioni e necessari cambiamenti di rotta, la Geologia, nella sua particolare accezione di “Geologia dei terremoti” è oggi finalmente un elemento-chiave per la mitigazione del rischio sismico in Italia. La nostra comunità scientifica attiva nel campo della Geologia dei terremoti è cresciuta in dimensioni e autorevolezza, stabilendo una leadership indiscussa che fa dell’Italia un riferimento quantomeno per gli altri paesi europei e dell’area mediterranea. E siamo definitivamente usciti anche noi da quella fase pionieristica della Geologia, ma anche della Sismologia, che fece scrivere a Charles F. Richter nel 1958 (il mio anno di nascita, forse un segno del destino): XXX GNGTS 2017 L ectiones M agistrales

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