GNGTS 2017 - 36° Convegno Nazionale

368 GNGTS 2017 S essione 2.2 delle emozioni provocate da una serie di eventi sismici disastrosi che si sono susseguiti nell’Italia peninsulare (L’Aquila 2009, Emilia-Romagna 2012, Italia centrale 2016-2017), ma soprattutto ad opera del Governo Centrale che, con il supporto delle Regioni, ha sostenuto finanziariamente queste iniziative. Un elemento chiave degli ICMS è la gradualità delle azioni volte alla caratterizzazione sismica del territorio a scala municipale. In particolare, questa si sviluppa su tre livelli di approfondimento. Il ‘Livello I’ (almeno nelle intenzioni degli estensori degli ICMS) ha carattere propedeutico ed è principalmente rivolto alla realizzazione di un modello geologico (in prospettiva sismica) del sottosuolo dell’area di indagine (in linea di massima corrispondente all’area urbanizzata o urbanizzabile di un dato territorio comunale), perimetrando le aree caratterizzate da specifiche problematiche (zone stabili, zone stabili soggette a fenomeni di amplificazione del moto sismico, zone instabili sotto l’azione dello scuotimento sismico) sulla base di indagini a basso costo. L’esito di questo livello di indagine è una ripartizione del territorio in Microzone Omogenee dal punto di vista Sismico (MOPS) che sono la base delle indagini successive. Per le MOPS relative alle zone stabili viene anche prevista la definizione di colonne sismostratigrafiche ‘tipo’ che caratterizzano topologicamente la corrispondente successione di sismostrati. Il ‘Livello II’ corrisponde ad una prima quantificazione (in termini di parametri integrali quali il cosiddetto ‘Fattore di Amplificazione’ degli effetti attesi nelle aree stabili soggette ad amplificazione. Questa quantificazione avviene attraverso l’uso di appositi abachi (predisposti dalle Regioni) che permettono il calcolo dei valori di FA in funzione di un piccolo numero di parametri (frequenza di risonanza, velocità media delle onde S fino a profondità fissate) generalmente ottenibili con misure geofisiche di superficie. Per sua natura, questo livello di analisi è applicabile solo a situazioni semplici (tipicamente zone stabili caratterizzate da un sottosuolo privo di marcate eterogeneità laterali). In tutte le situazioni che non ricadono nel dominio di applicazione di questi abachi, è necessario ricorrere ad analisi avanzate per valutare gli effetti indotti da specifiche configurazioni (morfologia complessa, franosità sismoindotta, liquefazioni, ecc.) non contemplate nella formulazione degli abachi. Se si escludono pochi casi in cui analisi pilota di Livello III sono state condotte estensivamente (Lazio) ocome esperienzapilota (Toscana), lagrandemaggioranzadelleMicrozonazioni prodotte sul territorio nazionale sono state di Livello I. Nella sola Regione Emilia-Romagna sono state condotte estensivamente indagini di livello II. Pertanto, mentre esiste una consolidata esperienza riguardo alle microzonazioni di livello I e II che ha portato a progressivi aggiornamenti degli ICMS sulla base delle esperienze in corso (GdL-MSAquilana, 2010; AA.VV. , 2012) è finora mancata una discussione approfondita riguardo alle metodologie per lo sviluppo di analisi di Livello III e alle relative modalità applicative. Infatti, laddove esiste una certa esperienza sullo sviluppo e l’applicazione delle carte di livello I e II (più sulle prime che le seconde in verità) le modalità di costruzione delle carte di livello III, la forma finale dei risultati prodotti e le loro applicazioni, sono oggetto di discussione. Le attività promosse dal Commissario per la Ricostruzionenell’area interessata dalla sequenza sismica che ha colpito l’Italia centrale nel 2016-2017 (Ordinanza n. 24 del 12 maggio 2017 della Presidenza del Consiglio dei Ministri), ha imposto una forte accelerazione alla migliore definizione delle modalità di realizzazione di Carte Microzonazione di Livello III. In particolare, la richiesta di fornire analisi di questo tipo su aree vaste (sono circa 140 i comuni interessati da queste attività) e per l’intero territorio comunale interessato dalla ricostruzione (e quindi ben oltre le sole MOPS soggette ad instabilità o effetti sismici 2D-3D) sta mettendo gli operatori di fronte a nuovi problemi di carattere metodologico ed organizzativo, evidenziando problematiche finora a margine dalla discussione in ambito tecnico e normativo. Il caso della microzonazione in corso nell’area di Montegallo (AP) viene qui presenta come emblematico e quindi adatto ad innescare un’utile discussione in merito ai problemi aperti riguardo alla realizzazione e all’impiego di carte di Microzonazione Sismica di Livello III. Alcuni esempi di problemi aperti sono: le modalità di gestione delle incertezze nella modellazione 1D, le semplificazioni indotte nel passaggio dalla carta geologica alla geologico tecnica ossia la traduzione delle litofacies in Unità Lito-Tecniche con la possibile

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