GNGTS 2017 - 36° Convegno Nazionale

GNGTS 2017 S essione 2.2 377 Stima e rappresentazione della pericolosità sismica mediante il parametro HMS: esempio di applicazione in Emilia-Romagna L. Martelli, G. Ercolessi Regione Emilia-Romagna, Servizio geologico, sismico e dei suoli, Bologna Introduzione. Nello scorso convegno GNGTS (Lecce 22-24/11/2016) Naso et al. (2016) hanno proposto di stimare e rappresentare la pericolosità sismica attraverso il parametro H MS che permette di considerare oltre alla pericolosità sismica di base anche i fattori di amplificazione calcolati con gli studi di microzonazione sismica (MS). H MS è infatti il prodotto del parametro Acceleration Spectrum Intensity di Von Thun et al. (1988), integrale dello spettro calcolato tra 0.1 s e 0.5 s (ASI PU ), per il fattore di amplificazione FA in pseudo-accelerazione, anch’esso stimato per periodi compresi tra 0.1 s e 0.5 s (per T R =475 anni, tempo di ritorno solitamente considerato per gli studi di MS). Consentendo una rappresentazione assoluta della pericolosità sismica del territorio, la zonazione del territorio in termini di H MS permette di stabilire una reale graduatoria di pericolosità tra le varie zone omogenee ed è quindi un elemento conoscitivo fondamentale per una più realistica valutazione del rischio sismico. Per verificare la possibilità e le potenzialità dell’applicazione di questa procedura è stato deciso di realizzare mappe di microzonazione sismica in H MS in 4 comuni dell’Emilia-Romagna, ricadenti in diverse ambienti geo-morfologici (Appennino, margine Appennino-pianura, pianura) tali da essere rappresentativi in termini sia di variabilità di pericolosità sismica di base (valori di a g variabili da bassi a elevati) sia di diverse condizioni geologiche (zone caratterizzate da substrato rigido affiorante a coltri detritiche di modesto spessore a depositi alluvionali molto spessi). L ’ applicazione in Emilia-Romagna. La stima e rappresentazione della pericolosità sismica mediante il parametro H MS è stata testata nelle aree di interesse urbanistico, come indicate dalle amministrazioni comunali negli studi di microzonazione sismica, dei territori di seguito descritti. Bagno di Romagna (FC). Comune dell’alto Appennino romagnolo caratterizzato da una pericolosità sismica di base tra le maggiori dell’Appennino tosco-emiliano, compresa tra 0,205 g e 0,210 g; è stato più volte fortemente danneggiato da terremoti di magnitudo prossima a 6 (Locati et al. , 2016). Lo studio è stato condotto nei tre centri abitati più estesi: Bagno di Romagna, S. Piero in Bagno e Acquapartita (comprendente anche le frazioni di Valgianna e Selvapiana). I primi due centri abitati si sono sviluppati entrambi nel fondovalle del fiume Savio e sono perciò caratterizzati da terrazzi alluvionali, di spessore variabile da qualche metro a circa 30 m, su substrato rigido (Formazione Marnoso-Arenacea langhiano-serravalliana); lungo i fianchi della valle, costituiti da Marnoso-Arenacea (substrato rigido) sono presenti coltri detritiche di versante e accumuli di frana di spessore variabile da alcuni metri a oltre 20 m. Acquapartita si è invece sviluppata sulle pendici settentrionali del M. Comero ed è caratterizzata dalla presenza di accumuli di frana anche di notevole spessore (varie decine di metri) su substrato rigido e talora su substrato alterato, affiorante ai margini del centro abitato. Zola Predosa (BO). Comune del margine appenninico-padano caratterizzato da una pericolosità sismica di base media, compresa tra 0,161 g e 0,163g; è stato seriamente danneggiato dal terremoto del 1505, M W =5.62, e dalla sequenza sismica del 1929, la cui scossa più forte è stata stimata M W =5.36 (Locati et al. , 2016). Lo studio è stato condotto nei tre centri abitati più estesi: Lavino, Riale e Ponte Ronca, tutti situati lungo la strada pedemontana Bologna-Vignola. La parte meridionale dell’area di studio è caratterizzata da rilievi collinari costituiti da depositi plio-pleistocenici marini (Argille Azzurre e Sabbie di Imola, substrato non rigido) e depositi alluvionali pleistocenici terrazzati; la parte centrale e settentrionale è invece costituita da depositi alluvionali poggianti

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