GNGTS 2017 - 36° Convegno Nazionale

GNGTS 2017 S essione 2.2 387 rimasta operante per continuità con la stazione MI03. A Monticchio, la stazione di riferimento è stata posta in una cava abbandonata di calcare Mesozoico, appena al di fuori dell’area abitata, mentre le altre due stazioni sono state installate in prossimità degli edifici più vulnerabili (Fig. 1), simili in età di costruzione e tipologia a quelli collassati a Onna. La strumentazione sismica consiste in un digitalizzatore Quanterra 330 a 6 canali connesso a un velocimetro Lennartz Le3D-5s e a un accelerometro Kinemetrics Episensor. In tutti i siti di stazione, a eccezione di MNT1, in cui il sensore è direttamente poggiato su roccia, i ricevitori sono stati interrati a una profondità di 15-30 cm. Durante l������������ ���� ����� ���������� ��� ’esperimento sono stati registrati 255 aftershocks di magnitudo compresa tra 1.8 e 3.9, con epicentro nelle zone di Cittareale (a ovest di Amatrice), Pìzzoli (a sud di Campotosto) e Fonteavignone (a sud di L’Aquila). Questi eventi hanno prodotto 877 forme d’onda a tre componenti, circa la metà delle quali sono state selezionate sulla base del rapporto segnale/ rumore. A questi dati abbiamo applicato la tecnica dei rapporti spettrali usando come riferimento una delle stazioni di Monticchio (MNT1, Fig. 1). Poiché il sito di riferimento è un affioramento calcareo, la tecnica fornisce una funzione di trasferimento empirica di un input sismico che si propaga verticalmente dal calcare sottostante ai sedimenti alluvionali superficiali. In un primo momento abbiamo calcolato la media su tutti gli eventi con un rapporto segnale/rumore ottimale, per tutti gli azimut e tutte le distanze epicentrali. In accordo con i lavori precedenti, questa analisi ha consentito di identificare e interpretare la frequenza risonante del sito dovuta a uno strato superficiale di bassa velocità spesso una quarantina di metri. Tuttavia, le ampiezze osservate nel rapporto spettrale medio (intorno a un fattore 5, Fig. 2a) non sono spiegabili con il modello di velocità ��������� ����� ����������� ����� ���� ������������ ����� ���������� ����� derivante dalla dispersione delle onde superficiali (vedi monografia della stazione MI03 in http://itaca.mi.ingv.it/ItacaNet ) , che non riproduce un’ampiezza maggiore di 2. E’ stato quindi necessario riesaminare l’intero set di dati per vedere se, limitandosi a un suo sotto-insieme, si riusciva a calcolare una funzione di trasferimento empirica consistente con un pacco di strati alluvionali sovrapposto a un bedrock profondo. Abbiamo osservato che un cluster di repliche intorno ad Amatrice evidenziava una riga spettrale intorno a 1 Hz (Fig. 2b), in accordo con la struttura superficiale dedotta dalle indagini geofisiche. Ipotizzando, anche alla luce di un sondaggio perforato a pochi chilometri da Onna, che la profondità ���del bedrock raggiunga una profondità di 160 metri, si ottiene un fit accettabile tra teoria e osservazione. Fig. 1 - Immagine Google Earth dei villaggi di Onna e Monticchio dopo l’evento del 6 aprile 2009, mostrante le posizioni delle stazioni sismiche installate in tempi diversi nei due villaggi.

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