GNGTS 2017 - 36° Convegno Nazionale

428 GNGTS 2017 S essione 2.2 Le deformazioni transienti vengono studiate tramite un’analisi di pericolosità sismica di tipo probabilistico per stimare i valori di del picco orizzontale di accelerazione (PGA), velocità (PGV) al sito e dell’intensità di Arias. L’analisi delle deformazioni permanenti, legate a fenomeni di liquefazione e frane, oggetto di questo lavoro, quantifica gli spostamenti permanenti del terreno (PGD) tramite: - l’utilizzo di uno scenario sismico, nel nostro caso legato al terremoto del 6 maggio 1976 di M L =6,4, con epicentro localizzato in prossimità di Gemona; - il metodo HAZUS, che raccoglie al suo interno diverse procedure di calcolo, e permette di valutare la probabilità di liquefazione e di frana e il conseguente spostamento permanente del terreno. Per il calcolo del rischio sismico, è stato utilizzato come parametro prestazionale il tasso di riparazione (n/km) in rapporto allo spostamento permanente del terreno in esame (liquefazione o frana). Le mappe ottenute consentono, infine, di identificare i punti candidati lungo il percorso dell’oleodotto ad essere sede di maggiori danni a causa di deformazione permanente del terreno. Danneggiamento legato alla liquefazione. Le deformazioni permanenti del terreno provocano generalmente maggiori danni alle infrastrutture rispetto allo scuotimento transiente del terreno. Le osservazioni di quattro terremoti (Loma Prieta 1989, Nihonkai-Chubu 1983, San Fernando 1971, San Francisco 1906) hanno evidenziato fenomeni dislocazioni laterali ( lateral spread ) indotti da effetti di liquefazione. La liquefazione è un processo che si verifica a seguito di un evento sismico e in determinate condizioni geologiche, e che provoca l’annullamento temporaneo della resistenza al taglio del terreno con l’assunzione di un comportamento meccanico tipico dei fluidi. La probabilità che si verifichi un fenomeno di liquefazione in un sito specifico è principalmente influenzata dalla suscettibilità del suolo, dalla profondità della falda e dall’ampiezza e durata del movimento del terreno. In Fig. 1b è mostrato lo schema concettuale del flusso di lavoro per ottenere la mappa di suscettibilità, la mappa della probabilità alla liquefazione ed infine, la mappa dello spostamento permanente. La fase iniziale della valutazione della pericolosità di liquefazione consiste nel caratterizzare le condizioni geologiche di suscettibilità alla liquefazione. La suscettibilità è stata studiata utilizzando le informazioni derivate dalla Carta Geologica della regione Friuli Venezia Giulia (scala 1:150.000) e la classificazione presentata da Youd e Perkinson (1978), in cui viene assegnato ai vari tipi di suolo un grado qualitativo di suscettibilità sulla base dell’ambiente sedimentario e dell’età del deposito. Le aree di maggior suscettibilità alla liquefazione (Fig. 2a) risultano essere quelle dei sedimenti alluvionali di età olocenica; seguono, con un grado di suscettibilità moderata, i sedimenti palustri e lacustri talora torbosi dell’anfiteatro morenico dell’alto Tagliamento di età sempre olocenica; di bassa suscettibilità, invece, sono i sedimenti fluvioglaciali ed alluvionali dell’alta pianura friulana di età pleistocenica, delle aree di bonifica e di riporto artificiale della bassa pianura friulana di età recente. I depositi morenici del settore montano e dell’anfiteatro morenico del Tagliamento di età pleistocenica sono stati classificati, infine, con un grado di suscettibilità alla liquefazione molto basso. Identificate le categorie di suscettibilità dell’area di studio, il metodo HAZUS (FEMA, 2003) permette di valutare la probabilità di liquefazione come funzione del picco di accelerazione (PGA, Fig. 2c) e della profondità della falda freatica, sulla base di una relazione lineare empirica sviluppata da Liao et al. (1988). Per ottenere la profondità della falda freatica (Fig. 2b) è stata eseguita una procedura in ambiente GIS utilizzando come dati di input: • i bacini idrogeologi regionali, in particolare gli areali dell’alta pianura friulana (acquifero freatico), dell’anfiteatro morenico e del campo di Osoppo-Gemona; • le isofreatiche, che rappresentano i punti a uguale profondità della falda derivati dalle misure effettuate alle stazioni della rete freatimetrica regionale del minimo impinguamento

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