GNGTS 2017 - 36° Convegno Nazionale

510 GNGTS 2017 S essione 2.3 Attivit à di sensibilizzazione e di formazione. La Regione Calabria, consapevole che la prevenzione sismica non può prescindere da un programma persistente di sensibilizzazione della popolazione e di formazione dei protagonisti che la attuano, ha avviato su tutto il territorio diverse iniziative quali corsi di formazione, convegni e giornate di studio sulla prevenzione del rischio sismico. A tale proposito, vista la necessità di realizzare gli studi di MS di livello 3 nei comuni calabresi, la Regione ha organizzato tre corsi di formazione altamente specialistici sull’amplificazione sismica locale e sui fenomeni di liquefazione negli studi di MS di livello 3, presso l’Università della Calabria a Cosenza, l’Università Magna Grecia Mediterranea a Catanzaro e la sede del Consiglio Regionale a Reggio Calabria. I professionisti, tecnici e funzionari formati daranno un notevole contributo allo svolgimento di tutte le attività relative agli studi di MS di livello 3 in Calabria. Considerazioni su “flagello” del terremoto e riduzione del rischio sismico M. Stucchi 1 , R. Fuchs 1 , C. Meletti 2 1 Fondazione Eucentre, Pavia 2 INGV, Pisa Cominciamo con una domanda: il rischio sismico complessivo in Italia è in diminuzione o in aumento? Una quarantina di anni fa un Presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici affermò in un congresso che, fintanto che fossero rimasti in uso gli edifici “vecchi”, il “ flagello del terremoto ” avrebbe continuato a colpire. Da allora il quadro edilizio dovrebbe essere ringiovanito e quindi migliorato; le zone sismiche coprono tutto il territorio e le normative sono migliori; il “ flagello ” dovrebbe colpire di meno, in teoria. Chi ha visitato l’Aquilano nel 2009 potrebbe optare forse per la diminuzione: chi ha visitato Amatrice e dintorni nel 2016 opterebbe forse per il contrario. Quindi la domanda successiva è: siamo in grado in qualche modo di valutare se il rischio sismico italiano complessivo stia diminuendo o aumentando? I terremoti del 2016 e 2017 hanno portato con sé lutti, distruzioni, rinnovata attenzione e “domanda” di previsione e/o “early warning”; e ovviamente polemiche di varia natura, non ultima quella sui presunti errori di determinazione dei parametri dei terremoti, fatta addirittura oggetto di una interrogazione parlamentare, che ha contribuito a distogliere una parte di attenzione pubblica dalle condizioni degli edifici di Ischia. A valle dei terremoti, superata la fase di emergenza, i governi hanno messo in campo le modalità di impegno tradizionali, che consistono nel (promettere di) prendere in carico da parte dello Stato (ovvero della finanza pubblica, ovvero della comunità) il 100% dei costi di ricostruzione di “prime case”, edifici dedicati ad attività produttive, ecc., beneficio esteso anche alle “seconde case”. Il tutto in una zona dove gran parte dei Comuni era stata inserita in zona sismica da molto tempo, cosa che quindi non sembra aver contribuito a limitare il disastro. A che cosa si deve ascrivere la pessima risposta sismica di un numero ingente di edifici? Alla inefficacia delle norme precedenti, alla loro ritardata entrata in vigore? Oppure, in prevalenza al “buco nero” rappresentato dalle modalità di costruzione/manutenzione, e agli interventi successivi – a volte maldestri? E che dire delle ristrutturazioni “antisismiche” (il campanile di Accumoli e molti altri edifici) che sono andate distrutte? Di recente è stato varato il cosiddetto “sismabonus”, chiamato oggi - in modo poco felice - “Casa Sicura”, che ha il pregio di rimettere il problema nelle mani dei proprietari degli edifici, sia pure offrendo un consistente rimborso da parte del solito Stato. Ma, pur rappresentando un passo in avanti, vi sono molti dubbi sull’efficacia del provvedimento e sui tempi della riduzione

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