GNGTS 2017 - 36° Convegno Nazionale

GNGTS 2017 S essione 2.3 511 complessiva del rischio. Resta, comunque, un enorme deficit di informazione al pubblico; ad esempio, quanto guadagna un cittadino in sicurezza passando dalla classe D alla C, oppure alla B, domande importanti per chi deve decidere un investimento. Un po’ come la scarsa comprensibilità, in termini operativi e di aumentata sicurezza, dei vantaggi derivanti dagli interventi di “miglioramento” e di “adeguamento”; un po’ come le difficoltà di comprendere che un edificio “agibile” dopo un terremoto non significa che è antisismico. Piacerebbe comunque capire perché non si riesca ad avviare una seria politica di riduzione del rischio sismico che non si basi solo su interventi volontari. Ad esempio, in Abruzzo si discute di introdurre una sorta di “certificato di sicurezza” per esercizi pubblici, a partire da alberghi e bed and breakfast: ma il tutto su base esclusivamente volontaria. Perché non si riesce a affrontare il problema sotto l’aspetto della pubblica incolumità? Certo le lobby sono potenti: il Ministro Del Rio, ad esempio, ha cercato di forzare la situazione creatasi dopo il crollo di Torre Annunziata, questa estate, annunciando che verrà reso obbligatorio il fascicolo di fabbricato, ma segnalando nel contempo con drammatica trasparenza la debolezza delle istituzioni contro le lobby stesse. È questo il problema? Ci sembra tuttavia di osservare - dopo Amatrice e Norcia - un certo pessimismo nella categoria degli ingegneri sulle reali possibilità di ridurre il rischio sismico in modo significativo; pessimismo legato a fattori esterni (costi, ritardi, burocrazia, abusivismo, condoni, ecc.) ma forse anche interni (inefficacia di normative pregresse, stato delle competenze medie, omertà non trascurabile, ecc.). Proprio in questo periodo in cui gli “engineering seismologists” si sono spogliati dei sensi di colpa, tutta l’Italia è inserita in zona sismica, le norme sismiche si basano su dati di base puntuali e l’aggiornamento dei dati stessi è in corso. Non vogliamo sottovalutare né il problema né gli sforzi che si stanno facendo; non vogliamo tuttavia rassegnarci a che il “flagello del terremoto” continui a colpire con la stessa forza. Il Centro Allerta Tsunami dell’INGV: analisi dei profili di responsabilità, procedure e comunicazione del rischio C. Valbonesi, A. Cerase, A. Amato Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Roma Responsabilità e procedure. Le attività del CAT-INGV si caratterizzano per una spiccata procedimentalizzazione dei profili operativi, espressione di scelte scientifiche aggiornate e di alto tenore. Questo aspetto, connaturato alla funzione svolta, si lega peraltro a un profilo di spiccata peculiarità che coinvolge la natura del rischio gestito. A differenza di quanto accade con riferimento al servizio offerto dai soggetti preposti al turno sismico, gli operatori CAT sono chiamati a gestire un rischio predittivo, legato ad una funzione di preconizzazione degli effetti sul territorio e sull’uomo del terremoto tsunamigenico. Questi elementi fondano la necessità di definire e codificare le scelte tecnico-scientifiche, espressione degli assunti maggiormente condivisi nella comunità di riferimento. Ne discende una improcrastinabile attività di creazione e messa a disposizione degli operatori del rischio di strumenti quali mansionari, protocolli operativi e linee guida. In particolare, la componente direttiva del CAT, coaudiuvata da un esperto di responsabilità penali legate alle conseguenze nefaste dei fenomeni naturali, è attivamente impegnata in un’attività che ha condotto finora alla creazione di documenti di fondamentale importanza quali un dettagliato mansionario per il turnista e uno per il funzionario. Sono in corso di definizione altri documenti rilevanti quali le linee guida e il protocollo generale del CAT-INGV (a integrazione di una versione approvata in ambito NEAMTWS nel 2016), i protocolli di

RkJQdWJsaXNoZXIy MjQ4NzI=