GNGTS 2017 - 36° Convegno Nazionale

GNGTS 2017 S essione 2.3 515 suscettibili di subire forti scuotimenti nella loro storia. Per ognuno dei 716 comuni selezionati (intendendo aree comunali con tutte le loro frazioni) abbiamo analizzato la storia sismica, verificando quanto distante nel tempo sia l’ultimo terremoto distruttivo subìto. L’analisi ha riguardato la dorsale appenninica, circa 1.000 km dalla Liguria alla Calabria, che da sola rilascia circa il 70% del momento sismico complessivo della nostra penisola, ma questo stesso metodo può essere esteso a tutte le altre aree sismiche dell’Italia. La terza banca dati usata è quella dell’ISTAT, da cui abbiamo tratto i dati sulla popolazione e l’incidenza e tipologia degli edifici costruiti prima del 1918, ovvero almeno centenari. Nella graduatoria finale i 716 comuni sono ordinati partendo da quelli per i quali non si hanno informazioni di danni sismici (o perché non li hanno ancora subìti, o perché non sono noti), e possono quindi essere massimamente vulnerabili e impreparati, procedendo via via fino a quei comuni che hanno subito forti terremoti in tempi recenti, a seguito dei quali sono stati ricostruiti o rinforzati, e sono verosimilmente più “preparati” ad affrontare futuri forti terremoti (Fig. 3). Fig. 3 - Distribuzione dei 716 capoluoghi dei comuni (rappresentativi delle intere aree comunali) selezionati con la procedura descritta nel testo (da Valensise et al. , 2017). Le aree bordate in giallo rappresentano la proiezione in superficie delle grandi sorgenti sismogenetiche che corrono in cima all’Appennino. In viola: 38 comuni per i quali non si ha alcuna notizia storica di distruzioni sismiche; in rosso: 315 comuni che nella nostra graduatoria corrispondono alle aree comunali che non hanno subito terremoti distruttivi dopo il 1861 (unità d’Italia); in nero: 363 comuni ordinati secondo la distanza nel tempo dall’ultimo terremoto distruttivo, dopo il 1861.

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