GNGTS 2017 - 36° Convegno Nazionale

578 GNGTS 2017 S essione 3.1 Imaging sismico della sequenza evaporitica Messiniana nel bacino profondo dello Ionio M. Saule 1,2 , A. Camerlenghi 1 , A. Del Ben 2 , E. Forlin 1 , R. Geletti 1 1 Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale - OGS, Trieste 2 DMG, Dipartimento di Matematica e Geoscienze, Università degli Studi di Trieste Introduzione. Alla fine del Miocene, l’area mediterranea fu interessata da rapidi e drammatici cambiamenti paleo-ambientali, causati da una combinazione di fattori geodinamici e climatici. Questa crisi ecologica, conosciuta come “crisi di salinità del Messiniano”, ebbe un forte impatto sulla storia geologica dell’area: la chiusura della connessione tra l’oceano Atlantico ed il mar Mediterraneo comportò un abbassamento del livello marino che alcuni autori (Lofi et al. , 2011) stimano essere di oltre 1500 m. Ne risultò un importante fenomeno erosionale delle scarpate emerse e la deposizione di potenti sequenze evaporitiche nei bacini profondi. I markers sismo-stratigrafici relativi alla crisi di salinità messiniana in ambiente abissale sono definiti in letteratura attraverso due tipiche associazioni di facies sismiche: la cosiddetta “trilogia” (Upper Unit-UU, Mobile Unit-MU, Lower Unit-LU), presente in parte del Mediterraneo occidentale (Dal Cin et al. , 2016) e l’unità salina (Mobile Unit-MU) intervallata da 6 livelli riflettivi, presente nel bacino Levantino (Ben-Avraham et al. , 2006). Se ne deduce che l’evoluzione dei due bacini mediterranei, durante la crisi di salinità, ebbe uno sviluppo diversificato. Malgrado una vasta letteratura scientifica sull’argomento, non esiste a tutt’oggi una descrizione dettagliata e condivisa delle facies sismiche associate alla serie evaporitica bacinale del mar Ionio, anche se i dati disponibili suggeriscono caratteristiche distinte dalle due tipologie predominanti. La ragione di questa lacuna potrebbe essere ricercata nella notevole deformazione che interessa l’area ionica, dove sono presenti i due sistemi di subduzione attivi dell’Arco Calabro e della Dorsale Mediterranea (Reston et al. , 2002) che seguono e quindi coinvolgono la serie messiniana abissale nella deformazione frontale dei rispettivi prismi di accrezione. In corrispondenza di questi fronti di deformazione si verifica un cospicuo degrado della risposta sismica delle evaporiti e delle formazioni sottostanti. Sulla base di questo presupposto è stato sviluppato il presente lavoro, che si prefigge come obiettivo l’ imaging sismico della sequenza evaporitica messiniana nel bacino profondo dello Ionio e la definizione dei relativi markers sismo-stratigrafici. L������������� ��� ���� �� ����� ’elaborazione dei dati ha avuto come obiettivo l’identificazione delle unità sismo-stratigrafiche corrispondenti alle litologie ricorrenti nella serie messiniana (salgemma, gessi ed alternanze di gessi-marne-carbonati). Le diverse unità sono state identificate sulla base di: informazioni di velocità delle onde P, caratteristiche interne delle unità sismo-stratigrafiche e fase delle riflessioni di top e bottom delle stesse. Il contesto presenta grandi variazioni, sia verticali che laterali, di ampiezza del segnale e di velocità. Dati e metodi. Il dataset utilizzato consta di tre profili sismici a riflessione multicanale, acquisiti nell’ambito di due diversi progetti di esplorazione geofisica: le linee MS 27B e MS 112 relative al progetto “MS-Mediterranean Sea” (1969-1980); la linea CROP M2B relativa al progetto “CROP-Crosta Profonda” (1988-1995). Di queste linee, sono state elaborate ed interpretate le porzioni che intersecano le poche aree del mar Ionio dove la serie messiniana è presente in uno stato di nulla o debole deformazione (Fig. 1). La sequenza di elaborazione utilizzata per la linea CROPM2B è sintetizzata dalla processing flow-chart riportata in Fig. 2. Il risultato ottenuto tramite la sequenza di processing adottata è una sezione migrata pre-stack in tempi. Le linee MS 27B e MS 112, sono state elaborate seguendo la stessa sequenza iniziale di Fig. 2 ed in seguito sono state migrate pre-stack in profondità. La migrazione in profondità è stata ripetuta iterativamente, aggiornando di volta in volta il campo di velocità. Per l’aggiornamento delle velocità è stata utilizzata l’analisi dei “ common image gathers ” (CIG), che permette di

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