GNGTS 2018 - 37° Convegno Nazionale

102 GNGTS 2018 S essione 1.1 della magnitudo. Gli effetti dei terremoti successivi infatti sono influenzati dalle condizioni pre- danno che possono produrre effetti di bias sulla stima delle intensità, che a loro volta si possono riflettere su una localizzazione macrosismica errata e/o in una sovrastima della magnitudo macrosismica. L’esperienza sul campo e i dati raccolti durante la sequenza sismica del centro Italia del 2016-2017 ci hanno permesso di esplorare strategie alternative per ricavare parametrizzazioni (localizzazione e magnitudo) più fedeli alla realtà per la scossa del 30 ottobre a partire dalle condizioni di pre-danno. Il risultato incoraggiante ci ha spinto a tentare una generalizzazione applicando, in maniera del tutto preliminare, tali approcci ad alcune sequenze del passato (ad es. 1627, 1703, 1783, 1916 e 1976) alla ricerca di similitudini e diversità. Da questo lavoro emergono alcune osservazioni che potrebbero essere estese ad altre sequenze: - è fondamentale definire in dettaglio l’area di maggior danneggiamento della prima scossa, al fine di “controllare” l’estensione dell’effetto cumulativo. Le località fortemente danneggiate ( sature dal punto di vista dell’intensità) non possono fornire ulteriori elementi per la valutazione dell’intensità delle scosse successive, e quindi dovrebbero essere scartate dal calcolo dei parametri macrosismici. - la migrazione degli epicentri durante una sequenza può favorire l’interpretazione della stessa dal punto di vista macrosismico. Nel caso della scossa del 30 ottobre 2016 è stato possibile avvicinarsi alla localizzazione strumentale scorporando gli effetti più distruttivi della scossa del 24 agosto. Questo risultato è difficilmente raggiungibile se gli epicentri delle scosse sono vicini spazialmente. - quanto riusciamo a conoscere del contributo dei singoli eventi di una sequenza è fortemente dipendente dalla “gerarchia delle scosse nel tempo”: se la prima scossa non è quella più forte è possibile ottenere parametrizzazioni delle scosse successive più vicine alla realtà, se invece la scossa più forte è la prima, già la possibilità di valutare gli effetti delle scosse successive è estremamente difficoltoso. - dalla nostra analisi emerge che in genere le parametrizzazioni ottenute dalle distribuzioni di intensità cumulate si avvicinano a quelle della scossa principale per quanto riguarda la magnitudo, rappresentandone comunque il limite superiore, mentre la localizzazione risulta maggiormente critica, rinforzando la necessità di trovare strategie alternative. IL TERREMOTO DI TUSCANIA DEL 6 FEBBRAIO 1971: VALUTAZIONE DEL DANNEGGIAMENTO SECONDO LA SCALA EMS-98 A. Tertulliani, L. Cucci, C. Castellano Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Roma, Italy Il terremoto del 6 febbraio 1971 provoc gravissimi danni e oltre 20 morti nella città di Tuscania, che risultò, nei fatti, l’unica località pesantemente colpita. Il terremoto, quotato nel CPTI15 con Mw 4.8 e una intensità massima 8-9 MCS, rappresenta quasi un unicum nel panorama sismico italiano, e la sua origine, le sue caratteristiche sismologiche e le valutazioni sulla gravità del danno con la sua peculiare distribuzione, devono essere ancora chiarite appieno. L’area di Tuscania mostra una scarsissima sismicità, sia pregressa che recente, e per questo, forse, non è mai stata oggetto di studi e ricerche approfondite. Neanche sul terremoto del 1971 esistono studi recenti e, se escludiamo un aggiornamento della conoscenza svolto nel 1995 a seguito di commessa ENEL, la letteratura su questo evento si riduce a due lavori coevi al terremoto: Console e Sonaglia (1972) e Bartolucci et al. (1972).

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