GNGTS 2018 - 37° Convegno Nazionale

GNGTS 2018 S essione 1.3 261 Smith, V. C., Isaia, R., & Pearce, N. J. G. (2011). Tephrostratigraphy and glass compositions of post-15 kyr Campi Flegrei eruptions: implications for eruption history and chronostratigraphic markers.  Quaternary Science Reviews ,  30 (25-26), 3638-3660. Steinmann, L., Spiess, V., & Sacchi, M. (2016). The Campi Flegrei caldera (Italy): formation and evolution in interplay with sea-level variations since the Campanian Ignimbrite eruption at 39 ka.  Journal of Volcanology and Geothermal Research ,  327 , 361-374. Steinmann, L., Spiess, V., & Sacchi, M. (2018). Post-collapse evolution of a coastal caldera system: Insights from a 3D multichannel seismic survey from the Campi Flegrei caldera (Italy).  Journal of Volcanology and Geothermal Research ,  349 , 83-98. Trasatti, E., Giunchi, C., &Bonafede,M. (2005). Structural and rheological constraints on source depth and overpressure estimates at the Campi Flegrei caldera, Italy.  Journal of Volcanology and Geothermal Research ,  144 (1-4), 105- 118. Trasatti, E., Bonafede, M., Ferrari, C., Giunchi, C., & Berrino, G. (2011). On deformation sources in volcanic areas: modeling the Campi Flegrei (Italy) 1982–84 unrest. Earth and Planetary Science Letters ,  306 (3-4), 175-185. Trasatti, E., Polcari, M., Bonafede, M., & Stramondo, S. (2015). Geodetic constraints to the source mechanism of the 2011–2013 unrest at Campi Flegrei (Italy) caldera. Geophysical Research Letters ,  42 (10), 3847-3854. Woo, J. Y., & Kilburn, C. R. (2010). Intrusion and deformation at Campi Flegrei, southern Italy: sills, dikes, and regional extension.  Journal of Geophysical Research: Solid Earth ,  115 (B12). LA RETE SISMICA DI ISCHIA DELL’OSSERVATORIO VESUVIANO - INGV: EVOLUZIONE, CONFIGURAZIONE ATTUALE E PERFORMANCE M. Orazi 1 , A. Tramelli 1 , V. Augusti 1 , E. Bellucci Sessa 1 , A. Bobbio 1 , G. Brandi 1 , C. Buonocunto 1 , M. Capello 2 , A. Carandente 1 , A. Caputo 1 , W. De Cesare 1 , B. Di Lieto 1 , A. Esposito 1 , D. Galluzzo 1 , R. Giannuzzi 4 , F. Giudicepietro 1 , D. Lo Bascio 1 , L. Margheriti 3 , E. Marotta 1 , C. Martino 1 , M. Moretti 3 , L. Nardone 1 , P. Ricciolino 1 , R. Peluso 1 , S. Pinto 1 , P. Romano 1 , G. Scarpato 1 , V. Torello 1 , M. Castellano 1 1 Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, sezione Osservatorio Vesuviano, Napoli, Italy 2 Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, sezione di Pisa, Pisa, Italy 3 Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ONT, Roma, Italy 4 Università degli Studi di Bari Aldo Moro, Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali, Bari, Italy Ischia è un’isola vulcanica che, insieme a Procida e ai Campi Flegrei, fa parte del distretto vulcanico Flegreo. La sismicità dell’isola è caratterizzata da terremoti che avvengono nella sua porzione Nord con energia moderata. La magnitudo massima strumentale è Md=4.0, mentre la magnitudo massima stimata dai parametri macrosismici è tra 4.3-5.2 per il terremoto del 1883 (Carlino et al. , 2010). Così come evidenziato in altre aree vulcaniche, l’intensità registrata al suolo è maggiore di quella attesa per le zone tettoniche, spesso come conseguenza della superficialità della sorgente. Per il terremoto del 1883, infatti, è stata registrata una intensità XI sulla scala Mercalli (Carlino et al. , 2010) nella zona dei comuni di Casamicciola Terme, Forio e Lacco Ameno dove si è avuta la distruzione di gran parte dell’abitato e la morte di più di 2000 persone. Grazie all’intensa attività idrotermale l’isola di Ischia era già nell’ottocento una nota meta turistica e il terremoto del 1883 ebbe una forte eco mediatica. Lo scienziato Giulio Glabrovitz (1846-1928), interessato al fenomeno, si trasferì a Casamicciola e costruì l’Osservatorio Geodinamico di Casamicciola dove installò una vasca sismica. Questo innovativo strumento era capace di rilevare e registrare su carta le oscillazioni dell’acqua indotte da eventi sismici avvenuti anche a notevole distanza (Ferrari, 2009). L’Osservatorio di Glabrovitz interruppe le attività nel 1923. Tra il 1972 e il 1975 fu attiva nella zona di Ischia Porto una stazione, denominata ISP, che registrava su carta termosensibile. Nel 1977 l’Osservatorio Vesuviano torna nei locali dell’Osservatorio Geodinamico di Casamicciola per installare una stazione denominata CSM, dismessa poi un anno dopo. Negli anni ’80 si ha il passaggio ad una stazione analogica, prima monocomponente e successivamente trasformata a tre componenti.

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