GNGTS 2018 - 37° Convegno Nazionale

GNGTS 2018 S essione 2.1 323 preparazione della popolazione, a rispondere a segnali naturali, o alle allerte ufficiali). Alcuni di questi elementi non sono ancora completamente chiariti nel momento in cui scriviamo. a) Il terremoto ha avuto un meccanismo principalmente trascorrente e, considerando le ampiezze medie dello spostamento in genere osservato per questo tipo di eventi, ottenute dalle leggi di scala empiriche, non avrebbe dovuto produrre uno tsunami delle proporzioni osservate; le ipotesi attualmente al vaglio per spiegare questa circostanza sono, come anticipato, complessità e intensità locali del processo di rottura e/o frana/e innescata/e dal terremoto. b) Il sistema di allerta indonesiano ha diramato la prima allerta circa 5 minuti dopo il tempo origine del terremoto, quasi ovunque prima delle onde di tsunami più alte (non ci sono informazioni dettagliate sui tempi di arrivo per tutte le coste), compresa la città di Palu, la principale della regione. In alcune località, come Donggala, l’inondazione è arrivata improvvisa a 4-5 minuti dal terremoto, come si vede in alcuni drammatici video ripresi da telecamere di vigilanza; c) L’allerta non sembra aver raggiunto tutte le persone a rischio sulle coste, che sono state travolte dalle onde dello tsunami, probabilmente anche a causa di interruzioni dell’energia elettrica dovuta al terremoto e, forse, a sovraccarichi della rete telefonica; d) Come si nota in diversi video reperibili in rete, sembra che molte persone non si siano allontanate dalle coste nonostante lo scuotimento forte e prolungato dovuto al terremoto, o che siano rimaste in prossimità della costa anche dopo l’arrivo della prima onda. Lo scuotimento – soprattutto se forte e/o prolungato – e le prime anomalie del livello marino dovrebbero invece costituire il primo segnale di allarme e la popolazione ne dovrebbe essere in principio adeguatamente informata e sapere come reagire; e) Il centro indonesiano ha diramato il messaggio di “fine allerta” circa 35 minuti dopo il terremoto, un tempo in assoluto insolitamente breve; questo fatto ha scatenato una forte polemica, in quanto le onde che si sono rivelate più distruttive erano in effetti già arrivate, ma non si poteva saperlo con certezza nel momento in cui è stata terminata l’allerta. Nella comunità dei centri di allerta tsunami ci si sta interrogando su come gestire sempre meglio fenomeni di questo tipo. Tutti i centri di allerta (a parte qualche rara eccezione per fenomeni locali ben identificati) si occupano solo di tsunami indotti da terremoti e si basano su delle matrici decisionali pre-determinate, o su scenari pre-calcolati in base alle conoscenze geologiche e sismologiche disponibili, che non sono sempre esaustive. In alcuni casi si basano sull’assimilazione in tempo reale delle misure dello tsunami utilizzate per il forecast su coste non ancora colpite. Quest’ultimo è il caso del sistema di allerta concepito dal NOAA, (USA) che si basa su boe DART di mare profondo, o dei sistemi di allerta basati su stazioni cablate come DONET in Giappone. In ogni caso, non è stata mai provata ed è in generale necessariamente limitata a specifiche configurazioni l’efficacia di tali metodi per il campo vicino al terremoto (le coste prossime alla faglia). Molto probabilmente questo tipo di sistemi non avrebbe cambiato la situazione per la baia di Palu, dove le uniche allerte efficaci potevano essere quella effettivamente emanata dal centro indonesiano, basata sulla detezione rapida dello scuotimento sismico e su scenari di tsunami pre-calcolati, e quella che prevede la auto-evacuazione della popolazione in caso di segnali naturali. Il caso dello tsunami nel Sulawesi ha mostrato che anche in presenza di messaggi di allerta emessi in tempi molto rapidi dalla componente upstream del sistema, questi possono risultare inefficaci in assenza di robustezza e ridondanza dei sistemi di diramazione dell’allerta e di una preparazione specifica della popolazione a utilizzare tali messaggi, reagendo correttamente in base a specifici piani locali già testati con esercitazioni. Quindi, da un lato l’evento di Sulawesi ha evidenziato alcune limitazioni nelle modalità di allertamento della popolazione, ma dall’altro ha evidenziato l’utilità e la concreta possibilità di attivazione del sistema di protezione dagli tsunami in tempi molto rapidi. Questi tempi sono

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