GNGTS 2018 - 37° Convegno Nazionale

352 GNGTS 2018 S essione 2.1 Si è pertanto deciso di utilizzare la versione beta, non definitiva di un catalogo strumentale, al momento quasi completo da M=2.4 in su per i terremoti superficiali italiani dal 1987 in poi, con la seguente parametrizzazione: si è scelto di utilizzare la griglia a 5’ disponibile sul sito INGV per gli studi di pericolosità e si sono contati quanti sismi ricadano in ciascun nodo a partire dal 1987. Se in prossimità di un nodo caratterizzato da un numero di eventi uguale o superiore a quello medio per i nodi che fino a quel momento hanno degli eventi associati, ci sono dei nodi con sismicità assente o quasi, questi diventano appunto candidati ad ospitare eventi di magnitudo elevata. In Fig. 1 mostriamo a titolo d’esempio il caso del sisma dell’Aquila del 2009, con la situazione congelata al giorno precedente. Questo approccio funziona per i casi dell’Umbria Marche del 1997, dell’Aquila del 2009, del primo evento della Pianura padana del 2012 e del primo evento, quello cosiddetto di Amatrice, del 2016. Il nostro metodo invece non dà buoni risultati nel caso del sisma al largo di Palermo del 2002, probabilmente perché la qualità delle localizzazioni e delle stime di magnitudo nell’area è scarsa. Ovviamente mentre una sequenza è in atto, come nel caso dell’evento del 20 Maggio 2012 o in quelli di ottobre del 2016 o di gennaio 2017, il metodo non è applicabile in quanto chiaramente nel corso di una sequenza, come ci testimonia anche il catalogo storico CPTI15, è normale attendersi ulteriore attività in prossimità, anche di magnitudo superiore. E’ noto però che successivamente all’accadimento di un terremoto di magnitudo elevata, il calcolo del trasferimento di sforzo di Coulomb sulle fagli adiacenti può dare buoni risultati in termini di previsione (Alessio et al. , 1993; De Natale et al. , 1998; Nostro et al. , 1997; De Natale et al. , 2011). In Fig 2. mostriamo invece la situazione congelata al 20 ottobre 2018. Volutamente non diamo interpretazioni per evitare di essere tacciati di tentare delle previsioni azzardate, senza una casistica consolidata e ben verificata; tuttavia le zone a rischio maggiore sembrano chiaramente evidenti. Va comunque precisato che tale mappa è dinamica in quanto la media di eventi per nodo viene continuamente ricalcolata e deve pertanto essere ridisegnata quotidianamente per poter essere di ausilio per una futura forma previsionale. D’altra parte, tali osservazioni possono già essere utilizzate, a nostro avviso, per attività di programmazione e prevenzione. Nel nostro Paese, infatti, è chiaramente necessario ed urgente procedere ad un adeguamento sismico degli edifici, specialmente nelle aree ad alta pericolosità sismica, iniziando da quelli strategici (ad esempio le scuole, gli ospedali ed altri edifici pubblici). Il problema è che questa necessità riguarda praticamente l’intero territorio nazionale, ed è quindi globalmente un’operazione di immani dimensioni (e costi), e necessita pertanto di una programmazione diluita nel tempo. Pertanto, questo metodo, dando delle indicazioni empiriche ma basate su una logica condivisibile, può rivelarsi estremamente utile per indicare le priorità, ossia le aree dove una rapida e/o accurata valutazione della vulnerabilità, ed eventuale rapido adeguamento, degli edifici strategici è più urgente. Bibliografia Alessio G., De Natale G., Esposito E., Gorini A., Pingue F., Porfido S. and Troise C.; 1993: Interazione tra terremoti dell’Appennino meridionale dovuta a variazioni di stress associate a dislocazioni. Atti XII Convegno GNGTS, Roma, 1993. De Natale G., Crippa B., Troise C., Pingue F.; 2011: Abruzzo (Italy) earhquakes of April 2009: heterogeneous fault slip models and stress transfer from accurate inversion of Envisat-InSAR data. Bull. Seism. Soc. Am., 101 , 5, pp. 2340-2354, doi: 10.1785/0120100220. Meletti C. (coord.); 2007: Progetto S1Proseguimento dell’assistenza al DPC per il completamento e la gestione della mappa di pericolosità sismicaprevista dall’Ordinanza PCM 3274/2003 e progettazione di ulteriori sviluppi – Rapporto finale . http://esse1.mi.ingv.it/ Nostro C., Cocco M. and Belardinelli M.E.; 1997: Static stress changes in extensional regimes: An application to southern Apennines (Italy) . Bulletin of the Seismological Society of America. 87 , 1, pp. 234-248. Rovida A., Locati M., Camassi R., Lolli B. and Gasperini P. (eds); 2016: CPTI15, the 2015 version of the Parametric Catalogue of Italian Earthquakes. Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia . Doi: 10.6092 /INGV.IT -CPTI15 Troise C., De Natale G., Pingue F. and Petrazzuoli S.; 1998: Evidence for earthquake interaction in South-Central Apennines (Italy) through static stress variations , Geophys. Journ. Int., 134 , pp. 809-817.

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