GNGTS 2018 - 37° Convegno Nazionale
478 GNGTS 2018 S essione 2.2 Successivamente, la procedura è stata riutilizzata per mappare i valori di PAMC e PAMC/ m 2 post operam , ovvero nella configurazione successiva alla completa implementazione del piano nazionale di riduzione del rischio sismico (Fig. 1b e 1d). Per il calcolo del rischio sismico post operam , è necessario far ricorso all’utilizzo di set di curve di fragilità che rappresentino la vulnerabilità delle tipologie strutturali nella configurazione strutturale successiva al retrofit sismico: tali funzioni possono essere valutate facendo ricorso a procedure analitico-meccaniche, oppure sulla base di evidenze di carattere empirico, come ad esempio l’osservazione dei danni subìti da strutture rinforzate sismicamente a seguito dell’occorrenza di eventi sismici, caso similare a quello riscontrato nell’ambito dei rilievi condotti per il terremoto del Centro Italia (2016), ove la zona era già stata colpita circa 20 anni prima da una sequenza sismica. Dalla comparazione tra la mappa del rischio ante e post operam , è possibile calcolare il beneficio finanziario associato all’implementazione dello specifico piano nazionale di riduzione di rischio sismico, ovvero l’ammontare di PAMC evitata in ciascun comune (Figure 1e). Tale beneficio è ottenuto a fronte del costo sostenuto per l’esecuzione degli interventi di retrofit sismico: la stima dei costi totali di retrofit è stata ottenuta considerando valori unitari pari a 68 €/m 2 per strutture in muratura, per le quali i classici interventi di rinforzo antisismico sono rappresentati dall’inserimento di tiranti e catene, ed applicazione di intonaci armati per il consolidamento dei paramenti murari, e di 34 €/m 2 per edifici in calcestruzzo armato, ove gli interventi tipici consistono in fasciature in composito di nodi ed estremità di travi e pilastri e ringrossi sezionali con incamiciature in c.a. (costi unitari ricavati da Prota 2016). La Fig. 1f riporta la mappa nazionale dei costi totali di retrofit sismico associata allo specifico piano nazionale di mitigazione del rischio sismico proposto. Ulteriori elaborazioni possono essere condotte al fine di semplificare ulteriormente la lettura delle mappe di rischio sismico qui presentate e permettere una semplice ed immediata comprensione dei risultati, aspetto rilevante vista l’utilità di campagne informative di sensibilizzazione della popolazione come le recentissime iniziative “ Giornata della prevenzione sismica ” e “ Io non rischio ”. A titolo di esempio, rapportando i valori relativi di rischiosità rispetto al costo unitario di ricostruzione adottato, è possibile esprimere il rischio sismico in termini adimensionali, ovvero di % sul costo di ricostruzione unitario (metrica analoga a quella definita dal Decreto Ministeriale 7 marzo 2017 n. 65), e successivamente adottare una scala qualitativa a 5 Classi di Rischio Sismico territoriale (CRS1 – molto basso, CRS2 – basso, CRS3 – medio, CRS4 – alto, CRS5 molto alto). In Fig. 2 vengono riportate, a scopo illustrativo, le Fig. 2 - Mappe di rischio sismico ante e post operam per l’Italia in termini di Classe di Rischio Sismico Provinciale.
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