GNGTS 2018 - 37° Convegno Nazionale

GNGTS 2018 S essione 2.3 539 e nella metà dei casi dotate di accelerometri posti in superficie. 9 stazioni sono attrezzate con sensori velocimetrici a periodo esteso (T = 10 s o 30 s) installati in pozzo a profondità variabili tra 14 e 155 m. 4 di queste stazioni hanno accelerometri in superficie. Una stazione è equipaggiata con un sismometro a banda larga (T = 120 s) e un accelerometro, entrambi installati in un pozzo ispezionabile a 5 m di profondità. Tutte le stazioni trasmettono i dati in continuo in tempo reale, con campionamento a 200 Hz per i sismometri e 100 Hz per gli accelerometri. Le stazioni della RSC sono molto ravvicinate sopra il serbatoio, con un’inter-distanza di 3-4 km, mentre si diradano nell’area circostante, per integrarsi gradualmente con le stazioni delle altre reti (regionale e nazionale) ivi esistenti. Questa configurazione, nel suo insieme, conferisce alla rete caratteristiche di elevate sensibilità e dinamica, indispensabili per la rilevazione di eventi sia forti sia deboli nell’area di maggiore interesse per il rilevamento della sismicità eventualmente indotta (area A, centrata sul serbatoio ed estesa 20 km x 20 km) e in un’area più ampia di interesse per il riconoscimento della sismicità naturale (area B, estesa 50 km x 50 km, che include alcuni terremoti storici con M > 6), e un potere di risoluzione adeguato a localizzare la microsismicità nello stretto intorno del serbatoio. La RSC è in funzione dal 1/1/2012, e le sue caratteristiche hanno anticipato molti di quelli che saranno i requisiti tecnici descritti nelle Linee Guida (LG) ministeriali per i monitoraggi nell’ambito delle attività antropiche (MiSE, 2014). Infatti, ad eccezione di alcuni dettagli di ordine minore come ad esempio la presenza in tutti i siti-stazione di un accelerometro, la rete è ampiamente conforme a molti dei principali requisiti stabiliti dalle LG, quali: 1) l’efficienza con cui viene svolto il monitoraggio della microsismicità intorno al giacimento; 2) l’istituzione di un servizio di reperibilità attivo H24; 3) la disseminazione di dati (registrazioni in continuo e catalogo dei terremoti) e informazioni aggiornate riguardanti il monitoraggio sismico tramite sito web dedicato (http://rete-collalto.crs.inogs.it ). Non a caso, l’esperienza dell’OGS a Collalto costituisce un modello di monitoraggio a cui sia le LG sia successivi progetti fanno riferimento. In oltre 6 anni di acquisizione, dal 1/1/2012 al 31/3/2018, la RSC ha localizzato in tutta l’area monitorata 1706 terremoti, la maggior parte dei quali caratterizzati da profondità ipocentrale variabile tra 5-15 km (Fig. 1). Le localizzazioni sono basate su picking manuale dei tempi di arrivo delle fasi P e S. In particolare, le posizioni ipocentrali dei 642 eventi localizzati in area A (Fig. 1) hanno in media (± deviazione standard) RMS = 0,09 s (± 0,07 s), GAP = 190 (±74) ed ERR = 0,9 km (± 1,0 km) sia in orizzontale, sia in verticale. La magnitudo locale degli eventi localizzati nell’area di Fig. 1 varia tra -1,8 ≤ M L ≤ 3,8, ed è stimata applicando la legge di attenuazione calibrata per l’Italia nord-orientale da Bragato e Tento (2005) e correzioni di stazione calcolate a posteriori sui dati rilevati. La magnitudo di completezza stimata è M C = 0,2 in area A e M C = 0,6 in area B, e conferma l’elevata capacità della rete di rilevare e localizzare microterremoti. Per quanto riguarda la possibile esistenza di una correlazione tra la sismicità rilevata dalla RSC e l’attività di stoccaggio, sono stati valutati diversi aspetti. Primo in assoluto è la localizzazione ipocentrale degli eventi sismici rispetto alla posizione del serbatoio. Nel catalogo sismico compilato fino ad oggi, tutti i terremoti si trovano a distanza maggiore di 3 km dal bordo del giacimento, eccetto due eventi debolissimi (M L -0,5 e 0,2) che non consentono di eseguire alcuna valutazione circa una possibile correlazione statistica tra la sismicità locale e le attività di stoccaggio svolte. Considerando che le LG (MiSE, 2014) indicano 2-3 km come la distanza entro cui possono manifestarsi terremoti indotti da attività di stoccaggio, possiamo quindi propendere per un’origine naturale di tutta la sismicità localizzata nell’area monitorata. In secondo luogo, si può osservare che i picchi del tasso di sismicità rilevati in area A non sono avvenuti sistematicamente durante una particolare fase di attività o uno specifico stato di pressione, ma indifferentemente nei periodi di estrazione o iniezione del gas, oltre che in corrispondenza di valori di pressione diversi tra loro, e né massimi, né minimi.

RkJQdWJsaXNoZXIy MjQ4NzI=