GNGTS 2019 - Atti del 38° Convegno Nazionale
84 GNGTS 2019 S essione 1.1 Grazie alle nuove fonti reperite, è stato possibile raddoppiare le osservazioni macrosismiche, portando il numero di località a 43, di cui ben 36 in area mesosismica. In breve, a parte Cascia, per la quale si hanno le percentuali di vittime e di crolli (Is 8.5 MCS), si è deciso di attribuire un valore corrispondente ad una distruzione quasi totale alle numerose località abbandonate e mai più ricostruite (Is 9.5 MCS), un valore pari a Is 9.0 MCS a quelle nelle quali “ solo pochissime case ” erano rimaste in piedi e, a scalare, Is 7.0 MCS per quelle con danni gravi estesi, ma senza distruzioni e crolli, come Norcia, Fogliano, Montesanto ed altre minori. Il mainshock del 5 Novembre fu avvertito in una vasta area dell’Italia centrale, a Perugia, Spoleto, L’Aquila, Ancona, Pesaro, e nell’intero Piceno e in Romagna, mentre la sua eco giunse persino tra le pagine delle cronache coeve d’oltralpe. ARoma, per esempio, fu inteso distintamente, ma senza provocare danno alcuno (Fig. 1). Applicando l’algoritmo Boxer4 (Gasperini et al. , 2010), la magnitudo equivalente è risultata Mw 5.98±0.42 con un’intensità epicentrale e massima di IX-X MCS. La box sismogenetica di 12x8 km ha una direzione N135°±9° (Fig. 1). Fig. 1 - Distribuzione delle intensità macrosismiche rivalutate per il terremoto del 5 Novembre 1599. In viola, punteggiata, la box sismogenetica calcolata tramite Boxer4. Sistemi di faglie attive: CFS, Colfiorito; MVFS, Monte Vettore; NFS, Norcia (di cui Cascia e Monte Alvagnano in blu: CF, MAF); LFS, Monti della Laga. Notare come le massime intensità del 1599 ricadano tutte nell’ hanging wall delle faglie di Cascia e del Monte Alvagnano. Evidenze di tettonica attiva . L’area di distribuzione delle massime intensità e la box sismogenetica del terremoto del 1599 ricadono interamente nell’ hanging wall delle faglie di Cascia e del Monte Alvagnano, già in passato considerate potenzialmente attive (Calamita et al. , 1982; Blumetti, 1995; Galadini e Galli, 2000). I conseguenti rilievi geologici, focalizzati nell’area mesosismica del terremoto, hanno consentito di individuare e cartografare in dettaglio l’espressione in superficie delle master faults del sistema di Cascia e del Monte Alvagnano. Entrambe dislocano di diverse centinaia di metri una coppia di paleosuperfici di erosione di età incerta (Pleistocene inferiore? Gentili e Panbianchi, 1999), oltre che i depositi lacustri di riempimento del bacino di Cascia (0.4 Ma). Alla base delle rispettive scarpate di faglia, la prima presenta con discontinuità uno specchio di faglia alto anche diversi metri, in genere alterato e con rari indicatori cinematici, mentre nella seconda lo stesso affiora con discreta continuità e in buono stato di conservazione, suggerendo una sua recente esumazione. Entrambe le faglie mostrano evidenze geologiche di attività molto recente. Quella di Cascia, nella sua estremità orientale, ove evidentemente interagisce con quella del Monte Alvagnano (Fig. 1), presenta evidenze di ripetute rotture in superficie che coinvolgono depositi datati con
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