GNGTS 2019 - Atti del 38° Convegno Nazionale

34 GNGTS 2019 S essione 1.1 di liquefazione sismo-indotta (Fig. 2). Tilting della successione sedimentaria ed espandimento laterale ( lateral spreading ) hanno accompagnato il fenomeno. Considerazioni tettono-strati- grafiche ci portano ad associare la formazione dei dicchi ad un terremoto successivo alla for- mazione di un suolo, cioè successivo al drenaggio dell’antico lago del Fucino, e quindi molto probabilmente al terremoto della Marsica del 1915 (Mw 7.0). Tuttavia non è possibile escludere un’associazione ad un evento precedente al 1915, come ad esempio il terremoto del V-VI secolo AD (Galadini e Galli, 1999). La stratigrafia fino a 20 m di profondità è fatta da terreni a grana fina del Pleistocene supe- riore – Olocene (più giovane di 170-180.000 anni; Giaccio et al., 2017), prevalentemente limo e miscele di limo e argilla a bassa plasticità, con rare sottili intercalazioni sabbioso-limose. La suscettibilità a liquefazione deducibile dalle indagini geotecniche in situ è elevata. Il confronto fra la mineralogia XRPD dei campioni prelevati in sondaggio e quella dei campioni prelevati nei dicchi ha consentito di identificare lo strato che più probabilmente ha liquefatto durante il terremoto, alimentando i dicchi in superficie. Si tratta di uno strato di silt ubicato a 7-8 m di profondità. Sia questo strato, sia i dicchi hanno la peculiarità di non contenere i minerali argil- losi illite e montmorillonite e di non contenere albite. Solo un altro strato, ubicato a circa 16 m di profondità, ha una composizione analoga. Tuttavia, un suo ruolo di orizzonte sorgente della liquefazione è ritenuto poco probabile, sia per le profondità elevate, sia perché il suo indice di plasticità lo colloca nei terreni a comportamento clay-like , e quindi difficilmente liquefacibile, secondo l’abaco di suscettibilità a liquefazione di Idriss and Boulanger (2008). I risultati ottenuti ampliano la casistica di liquefazioni in terreni fini ed hanno alcune im- plicazioni importanti. Infatti, la maggior parte dei campioni hanno curve granulometriche che cadono al di fuori, o sono border-line , rispetto ai fusi granulometrici utilizzati per individuare le Fig. 1 - a) Carta del Fucino con ubicazione dell’area di studio (Borgo Via Nuova), le aree colorate indicano i depositi continentali del Pleistocene inferiore-medio (Q1), Pleistocene superiore (Q2) e tardo-Pleistocene-Olocene (Q3); b) parete sud del canale di drenaggio su cui sono stati osservati i dicchi di liquefazione.

RkJQdWJsaXNoZXIy MjQ4NzI=