GNGTS 2019 - Atti del 38° Convegno Nazionale

GNGTS 2019 S essione 1.1 39 has been defined in northern Campania, Molise, and Latium, and includes the localities of Benevento, Ariano Irpino, Isernia, San Vincenzo al Volturno, Cassino and Rome. Because the damaged area for this medieval earthquake is loosely defined in literature, the present study represents a contribution to better define the shaking area and provide new hints on the extent and location of the possible seismogenic source. References Galadini F, Ricci G, Falcucci E, Panzieri C (2018) Archaesoeismological evidence of past earthquakes in Rome (fifth to ninth century A.D.) used to quantify dating uncertainties and coseismic damage. Natural Hazards 94: 319–348. Galli P, Molin D (2014) Beyond the damage threshold: the historic earthquakes of Rome. Bullettin of Earthquake Engineering 12:1277–1306. Guidoboni E, Ferrari G, Mariotti D, Comastri A, Tarabusi G, Sgattoni G, Valensise G (2018) CFTI5Med, Catalogo dei Forti Terremoti in Italia (461 a.C.-1997) e nell’area Mediterranea (760 a.C.-1500), Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). http://storing.ingv.it/cfti/cfti5. Hodges R (1993) San Vincenzo al Volturno: The 1980-1986 Excavation, Part I. Archaeological Monographs of the British School at Rome, Rome Marazzi F (2014) La Basilica Maior di San Vincenzo al Volturno. Scavi 2000-2007, Volturnia, 376 pp. LA SEQUENZA SISMICA DELL’ISOLA DI SALINA DEL DICEMBRE 1954 C.H. Caracciolo Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), sezione di Bologna I terremoti che sconvolsero l’isola di Salina verso la fine del 1954 non compaiono nel CPTI (Rovida et al, 2016), benché la sequenza sia stata registrata nel Catalogo del Progetto Finalizzato Geodinamica (Postpischl, 1985) con più di 23 segnalazioni e sia stata precedentemente descritta da M. De Panfilis (1959). Quindi, questo lavoro è il “recupero” o il “ritrovamento” di un terremoto, piuttosto che una “scoperta”. In realtà, questo “recupero” è il prodotto di un lavoro su di un’altra area geografica, che però nondimeno contribuisce alla revisione della sismicità italiana di una epoca che merita particolare attenzione, come quella del dopoguerra e della ricostruzione postbellica. Come si evince dal tipo di fonti consultate, si tratta di un lavoro preliminare che merita ulteriori approfondimenti. Sismicità storica di Salina. La storia sismica delle isole Eolie non abbonda di eventi prima del 1954. Solo Lipari conserva una storia di risentimenti che risale fino ai grandi terremoti siciliani del 1693 e calabresi del 1783, con danni rispettivi del 6° e del 7° Mercalli. Il primo evento con epicentro locale di cui si conserva memoria è un terremoto con intensità massima del 5° grado a Lipari, successo nel 1841. Per quanto riguarda l’isola di Salina, l’evento significativo più antico risale al 1892 Barbano et al. , 2017, però quello di maggiori ripercussioni è quello del 17 agosto 1926, in cui i danni raggiunsero, secondo Cavasino (1935), una intensità non precisata tra il 7° e il 8° grado a Pollara (sessanta case danneggiate e metà di esse rese inabitabili), e a Malfa (quattrocento case danneggiate e due feriti). Danni minori risultano in altre due località dell’isola: a Rinella parecchie case lesionate oltre alla chiesa parrocchiale e anche nel paese di Leni sarebbe crollata qualche casa. Riguardo alle altre isole, si ha la sola segnalazione di leggeri danni per il porto di Filicudi e di Lipari e la caduta di qualche frana. Dopo il terremoto di Filicudi del 1930, un altro terremoto accadde il 27 gennaio 1939, per il quale risultarono danni minori rispetto al precedente e che colpì principalmente la parte occidentale di Salina e il porto di Filicudi. Si può ricordare, infine il terremoto del 13 giugno 1963, che provocò solo lievi danni a Pollara (tra il 6° e il 7° grado, e a Leni, Malfa e Rinella (6°) (Cfr. CPTI15, Rovida et al. , 2016).

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