GNGTS 2021 - Atti del 39° Convegno Nazionale

GNGTS 2021 S essione 2.2 324 INFLUENZA DEGLI EFFETTI DI SITO SULLA DISTRIBUZIONE DEL DANNO A SAN SEVERINO MARCHE (MC) A SEGUITO DELLA SEQUENZA SISMICA DELL’ITALIA CENTRALE DEL 2016 A. Pizzi, A. Pagliaroli, C. Puricelli, M. Francescone, N. Salvatore Dipartimento di Ingegneria e Geologia (INGEO), Università di Chieti-Pescara, Chieti, Italy Introduzione Nel comune di San Severino Marche (MC) a seguito della sequenza sismica che ha colpito l’Italia centrale nel 2016 (24/08/2016 – 26/10/2016 – 30/10/2016) è stata osservata una distribuzione del danneggiamento fortemente eterogenea con concentrazione dei danni in alcune zone dell’abitato come la zona Uvaiolo. Scopo del presente studio è stato quello di analizzare, tramite modellazione numerica bidimensionale della Risposta Sismica Locale (RSL), il ruolo delle condizioni locali del sottosuolo sulla modifica del moto sismico. I risultati delle analisi, in termini di Fattori di Amplificazione e rapporti spettrali calcolati lungo due sezioni rappresentative delle caratteristiche geologico-strutturali e morfologiche dell’area, sono stati confrontati con la distribuzione del danno rilevata dopo l’evento di Ottobre 2016. Inquadramento geologico Il capoluogo di San Severino M. si estende in direzione circa ovest-est lungo la valle del F. Potenza al suo sbocco dai rilievi carbonatici della dorsale marchigiana esterna (Fig. 1). Il quadro geomorfologico è fortemente condizionato dall’assetto geologico-strutturale dell’area ereditato dalla fase orogenica dell’Appennino, qui attiva durante il Neogene. I rilievi carbonatici mesozoico- terziari ad occidente del territorio di San Severino sono deformati in un’ampia anticlinale, che verso est coinvolge formazioni più recenti (oligo-mioceniche) marnoso-argillose (Scaglia cinerea, Bisciaro, Schlier), pelitico-arenacee e gessose (Formazione della Laga, suddivisa in varie litofacies in funzione del rapporto sabbia/argilla e Formazione Gessoso-solfifera) interessate da pieghe minori, piani di sovrascorrimento ed intensa fratturazione (Cantalamessa, 1986; Centamore et al., 1986; Calamita et al., 1999). Al di sopra delle formazioni del substrato marino sono presenti le coperture quaternarie, qui prevalentemente rappresentate da depositi alluvionali ed eluvio-colluviali oltre che di frana, suddivise in sintemi secondo la cartografia geologica CARG. La piana alluvionale è organizzata su due principali livelli costituiti dalle alluvioni terrazzate del IV ordine (MUSbn), in genere reincise su quelle del III ordine (MTIbn) (Calderoni et al., 1991; Coltorti e Farabollini, 2008). I litotipi comprendono ghiaie calcaree e subordinatamente silicee, in genere granulo-sostenute, al cui interno si intercalano, a varie altezze, livelli argillosi e lenti limoso-sabbiose e sabbiose di differente spessore e continuità laterale, particolarmente evidenti nei depositi terrazzati più estesi del III ordine. Spessore max complessivo: 25-30 m. Il raccordo tra la piana alluvionale ed i rilievi collinari del substrato marnoso e pelitico- arenaceo è in genere costituito da un cuneo di depositi colluviali a prevalente granulometria fine (limi sabbiosi e limi argillosi) con spessori anche fino a 20-25 m. Al fine di effettuare lo studio degli effetti di sito della piana alluvionale del Fiume Potenza, tramite modellazione numerica 2D, sono state realizzate due sezioni geologico tecniche, A-A’ e B-B’, le cui tracce sono riportate in Fig. 1. Esse si sviluppano lungo le zone in cui gli edifici hanno subito gravi danni strutturali.

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