GNGTS 2022 - Atti del 40° Convegno Nazionale

412 GNGTS 2022 Sessione 3.2 In questo lavoro ci concentriamo sulla Pianura Padana che è un bacino sedimentario a rapporto di aspetto molto basso. Stiamo costruendo un modello dinamico tridimensionale agli elementi finiti del bacino padano e il nostro obiettivo è di calibrare il modello sfruttando le frequenze di risonanza misurate localmente. Per il bacino Padano sono comunemente riconosciute, tramite tecnica H/V, risonanze caratteristiche attorno a 0.8 Hz (Tarabusi and Caputo 2016, Mascandola et al. , 2019, Martelli 2021) e talvolta anche a frequenze minori. Al di là del caso della zona della dorsale Ferrarese, ove le frequenze di risonanza legate al bedrock a bassa profondità sono decisamente chiare, l’analisi da noi condotta di altre 22 stazioni sismiche dislocate nella pianura (Fig. 2) sembrerebbe mostrare che i picchi spettrali a frequenze minori di 0.6 Hz siano in realtà associati a perturbazioni atmosferiche o a forzanti di tipo marino, poiché non sono pressoché mai picchi stabili in frequenza. Compaiono, scompaiono, e traslano in una ampia gamma di frequenze e sono più abbondanti in inverno che in estate. Da una risonanza legata alla stratigrafia ci aspettiamo invece una forte stabilità in frequenza nel tempo (non invece una stabilità in ampiezza). Nel bacino padano ci sono con molta probabilità risonanze stratigrafiche anche a frequenze inferiori a 0.6 Hz ma la potenza delle forzanti sembra sovrastarle. Fig. 2 – Cerchi rossi nellamappa: alcune delle stazioni sismiche permanenti analizzate nella Pianura Padana. Stella gialla: stazione sismica presso Novi di Modena (NDIM). Vertici del pannello centrale : spettri in ampiezza in accelerazione in diversi giorni dell’anno della stazione NDIM. La curva verde rappresenta la componente orizzontale (NS) e magenta la verticale (Z). Le barre di colore verde, magenta e rosso indicano il massimo della componente orizzontale rispetto al rumore di fondo (linea a tratteggio), il minimo della componente verticale rispetto alla stessa linea del rumore di fondo e l’ampiezza massima del rapporto H/V nell’intervallo di frequenza considerato (linee verticali). Abbiamo pertanto selezionato alcune stazioni sismiche che presentassero caratteristiche di stabilità in frequenza nel tempo dei picchi nelle componenti spettrali orizzontali (risonanze longitudinali/trasversali in s.s.) e nei picchi delle curve H/V del microtremore sotto 1 Hz (Fig. 2). Per queste stazioni, abbiamo studiato cosa governa l’ampiezza delle curve H, V e H/V su base annuale. L’obiettivo è riconoscere, tra le altre cose, in quali condizioni di tremore ambientale risultano eccitate le risonanze in senso stretto (picchi sulle componenti orizzontali del moto) e studiare la variabilità nella stima delle risonanze attraverso i massimi sulle orizzontali, i minimi sulle verticali o i picchi H/V.

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