GNGTS 2022 - Atti del 40° Convegno Nazionale

38 GNGTS 2022 Sessione 1.1 IL SISTEMA DI FAGLIE ATTIVE DEL GRAN SASSO ED IL CATASTROFICO TERREMOTO DEL 1349: UN’ATTRAZIONE FATALE P. Galli 1,2 , A. Galderisi 2 , P. Messina 2 , E. Peronace 2 1 Dipartimento della Protezione Civile, Rome, Italy 2 Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria (CNR-IGAG), Rome, Italy Vent’anni dopo la pubblicazione dei risultati paleosismologici relativi ad alcuni segmenti del sistema di faglie normali del Gran Sasso (Giraudi e Frezzotti, 1995; Galli et al. , 2002), siamo tornati ad investigare l’attività successiva all’Ultimo Massimo Glaciale di altri tre segmenti degli otto principali che compongono il sistema, analizzandola in quattro diversi siti. Abbiamo condotto decine di profili topografici ad alta risoluzione attraverso le scarpate di faglia che interessano i versanti (Fig. 1), i conoidi alluvionali, i circhi glaciali, le morene ed il fondovalle di Campo Imperatore e delle aree limitrofe attraversate dai diversi segmenti e rami del sistema (Fig. 2). Grazie a numerose datazioni radiometriche su campioni raccolti negli scavi paleosismologici e in altri affioramenti chiave, integrandole con quelle effettuate nei precedenti lavori, siamo riusciti a definire un valore robusto dello slip-rate della faglia del Gran Sasso e ricostruito parte della sua storia sismica olocenica. Fig. 1 - Veduta aerea obliqua verso sudest della scarpata di faglia Mandrucce-Vado di Corno, scolpita nella cataclasite del Calcare Massiccio. Il rigetto della superficie topografica è nell’ordine dei 20 m, ed è avvenuto presumibilmente dopo l’Ultimo Massimo Glaciale. Le analisi paleosismologiche hanno permesso di riconoscere tre eventi di fagliazione consecutiva nel corso del tardo Olocene, separati da 3.3 e 2.2 ky, rispettivamente (Galli et al. , 2021). L’ultimo evento è databile nel XIII-XIV secolo d.C., un intervallo che coincide perfettamente con la sequenza sismica epocale del settembre 1349, una delle più catastrofiche sequenze italiane insieme a quelle del 1456 e del 1783. La revisione e l’implementazione dei punti di intensità macrosismica di questa sequenza indicano l’esistenza di due distinte aree mesosismiche. Una, la più meridionale - ai confini tra l’Abruzzo, la Campania ed il Molise – è stata già associata per via paleosismologica alla rottura cosismica della faglia delle Aquae Iuliae (Galli e Naso, 2009), mentre la seconda - nell’Abruzzo

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